All’inizio della stagione estiva crescono le preoccupazioni circa quelli che da sempre risultano, a pieno titolo, i mesi più caldi dell’anno. C’è chi ritiene, anche correttamente, che giugno rappresenti una sorta di termometro circa l’evoluzione dei mesi successivi. Oppure ancora chi pensa che giugno rientri di norma nel normale percorso di assestamento verso i mesi caldi per antonomasia: luglio e agosto.
Va subito sgombrato il campo da ogni lecito dubbio: entrambe le teorie possono essere considerate corrette. Per averne una dimostrazione basterebbe analizzare storicamente passate stagioni estive, scovando negli archivi meteorologici testimonianze a favore di una o dell’altra tesi.
Ma per un esempio concreto non lontano nel tempo basta far mente locale sul tempo che interessò la nostra Penisola nella fatidica estate del 2003. Più volte abbiamo ricordato come già dalla fine del mese di aprile e per tutto maggio si ebbero fasi di caldo assolutamente fuori norma, con temperature che su buona parte dell’Europa Centro occidentale toccarono valori veramente assurdi.
Ma poi? Tutti sappiamo come fu archiviata quella stagione, quando luglio e agosto (con settembre e alcune fasi di ottobre che recitarono la loro parte) ci consegnarono un’Italia simile ad un vero e proprio braciere. Ma non tutti magari ricordano che il mese di giugno riservò anche delle sorprese relativamente fresche ed instabili. Relativamente, è vero, perché raramente si scese al disotto dei 15 gradi di temperatura ai circa 1500 m. di quota. Ma in un contesto medio talvolta vicino ai 20 gradi alla medesima altezza, tanto bastò per portare fasi instabili e temporali nelle zone interne e sui rilievi di un po’ tutte le regioni.
Fare una previsione circa il tempo che ci attende per i prossimi due mesi è quindi difficile. Va dato atto che, a parte l’ondata di caldo di fine maggio, l’andamento stagionale è ben diverso da quell’anno tanto temuto e scorrettamente riproposto. Si, perché magari sia luglio che agosto potranno essere poi ricordati come terribili, ma di sicuro il paragone è già caduto semplicemente ricordando quelli che furono i mesi di aprile e maggio (si badi bene che si parla del campo termico e non di quello precipitativo).
Ecco quindi che, in conclusione, quando sentiremo ancora parlare da più parti di estati sempre più calde, cerchiamo di scavare nei ricordi meteorologici della nostra mente. Solo cosi si possono trovare le risposte giuste, evitando di cadere in facili allarmismi talvolta veramente ingiustificati e privi di qualsiasi fondamento scientifico. Non resta pertanto che goderci l’imminente fase più fresca, consapevoli che la stagione corre sui binari che la natura deciderà di assegnarle.