Stufi del caldo, o comunque della mitezza eccessiva? Molti si, in tanti no. Il gusto verso questo o quel tipo di tempo è soggettivo e lungi da noi sindacare su ciò. Ma consentiteci di dirvi una cosa: le anomalie consistenti e persistenti fanno male. Gli eccessi, in un verso o nell’altro, servono poco o nulla.
In questi giorni si sta parlando assiduamente, forse troppo, dell’Alta Africana. Sappiamo, è un fatto assodato, che dicembre esordirà col bel tempo. Sappiamo anche che arriverà aria assai mite e che le temperature – le massime – schizzeranno all’insù. Quel che non sappiamo è quant’è la durata del periodo. Una settimana? Qualche giorno? Settimane?
C’è chi dice, giustamente, che alcuni elementi atmosferici non depongono a favore di un start invernale coi “fiocchi”. C’è chi invece sostiene previsioni tra le più disparate sulla base di chissà qualche sfera di cristallo. C’è invece chi crede che ciò che sta accadendo alle alte quote dell’atmosfera possa avere ripercussioni limitate ai piani più bassi. E poi abbiamo i modelli. Modelli matematici di previsione che cercano di inquadrare, o se preferite riassumere, le complesse dinamiche emisferiche.
Noi, osservandoli con attenzione, siamo portati a credere in una disfatta anticipata del dominio – o presunto tale – anticiclonico. Potrebbe cedere tra circa una settimana, lasciando strada al ritorno del freddo invernale. Semplice statistica – saremo a ridosso dell’Immacolata – o c’è qualcosa di vero?