La Val Padana veniva descritta dai popoli germanici una regione da clima poco salubre, dal terreno acquitrinoso, umida e nebbiosa d’inverno, umida, afosissima e afflitta dalle zanzare d’estate. Ma è questa la macro regione italiana più densamente popolata, quella che per varie ragioni storiche, geografiche, per la gran disponibilità d’acqua in un terreno fertilissimo e d’origine fluviale, si è potuta sviluppare una delle zone più densamente popolate d’Italia e d’Europa.
La Val Padana è circondata a nord dalle Alpi che la riparano dai freddi venti dell’Artico, a sud è protetta dalla catena montuosa appenninica che la riparano dai venti caldi.
Nella stagione invernale, la ventilazione tende ad affievolirsi, mentre aumenta sensibilmente l’emissione di fumi nell’atmosfera, in gran parte derivanti da mezzi di riscaldamento. Poi ci sono le automobili e le fabbriche che immettono altri tipi di gas nell’aria, mentre la novità scoperta in questi ultimi anni sono le polveri sottili. Una componente che c’è sempre stata, ma che oggi parrebbe tra le più pericolose per la salute.
In effetti il problema c’è, e la Lombardia, in particolare nell’area milanese, si vuol correre ai ripari con una riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti. Ma son sempre e solo soluzioni tampone.
Sapevate che la Val Padana è una delle regioni che più patisce questa situazione per il suo clima? Che è una delle zone meno ventose del Pianeta? Beh, lo sappiamo che ci sono molti luoghi poco ventosi e dal clima ostile, ma mai così densamente abitati. Tra la pianura piemontese, la lombarda ed emiliana, ovvero quelle più soggette agli effetti della scarsa ventilazione, vivono circa 15.000.000 di persone.
In altre zone, specie dove gravano potentissimi anticicloni stagionali, esempio la Siberia, può accadere che per settimane vi sia calma di vento, e che i fumi prodotti dagli impianti di riscaldamento perennemente accesi, i fumi maleodoranti emessi dalle fabbriche, inzuppino l’aria e che la visibilità sia persino ridotta per smog.
Ma abbiamo notizie, spesso, di cappe di smog tali da abbassare la visibilità a meno di cento metri nelle popolatissime città del nord dell’India. Da queste parti, d’inverno si hanno delle situazioni di grande emergenza che affliggono decine di milioni di abitanti.
Ma da quelle parti, prima o poi il vento spazzerà via lo smog, mentre in Val Padana le occasioni meteo che ripuliscono l’aria sono divenute poche come in passato.
Il vento più favorevole, specie d’inverno è quello che soffia da nord, quello noto come Favonio o Foehn. Un vento visto da taluni come malefico perché disturba il sistema nervoso dei più sensibili, un vento che può causare incendi se arriva in un periodo molto secco, ma che è l’unico che non solo rimescola l’aria, ma che abbatte sensibilmente le sostanze inquinanti.
L’alternativa è quella di sperare in giornate di pioggia fitta o di neve. Ma il risultato che si ottiene è di gran lunga inferiore a quello benefico del vento.
Soluzioni? In un’area climatica poco ventilata come la Val Padana, così densamente abitata, dall’elevato tenore di vita medio, quindi dove c’è la propensione agli sprechi nell’uso del riscaldamento, di mezzi di locomozione altamente inquinanti per le loro cilindrante, servirebbero politiche severe e radicali, finalizzate ad un maggiori rispetto ambientale.
Ma qui agiscono ragioni di parte, interessi economici e dispute politiche.
Così, nei prossimi giorni, le caldaie milanesi dovranno riportare temperature di 19 gradi (giammai, valore che pochi condomini rispettano), mentre si prospettano severe restrizione all’utilizzo dell’auto privata, con disagi diffusi, perlomeno per chi rispetterà le leggi.
Queste, come altre, sono solo soluzioni tampone, dettate dall’emergenza del momento, perché per risolvere questi problemi servono norme regionali strutturate e incentivi, senza ancora una volta danneggiare le parti più deboli.
E nel frattempo, specie la Lombardia, si muove, ultima tra le varie novità, quella di adottare un sistema di filtraggio per abbattere le emissioni di fumi, alle stufe al legna, comprese quelle in montagna. Eppure le città lombarde son sempre più popolate di grandi SUV, accusati di non rispettare per le loro emissioni, l’ambiente, in particolare quello cittadino.