Siamo alle solite, come l’anno scorso i modelli matematici indicano in questo periodo una ripresa in grande stile del flusso atlantico che puntualmente viene ritrattato dopo poche emissioni.
Come detto nello scorso articolo, al momento non ci sono indicatori climatici che ci possano far pensare a un ritorno delle westerlies a breve. E’ vero che il jet stream appare decisamente più forte e meno disturbato rispetto all’anno passato, ma oggi come ieri il suo percorso appare molto più improntato a una traiettoria settentrionale nei pressi dell’Europa che a una meridionale foriera del ritorno atlantico. Inoltre appare evidente una propensone ancora una volta agli scambi meridiani.
L’autunno al momento appare essere indirizzato verso un trend secco, dove per secco si vuole intendere: mediamente secco, dove quindi non possono essere esclusi notevoli episodi precipitativi su aree del paese favorite dalle retrogressioni orientali o dai cutoff mediterranei. Pertanto anche in un contesto di blocco atlantico come quello che oramai subiamo da diversi mesi, a mio modesto parere da diversi anni, il deficit precipitativo potrebbe essere mitigato o annullato da configurazioni bariche anomale in periodo autunnale, con il Mediterraneo unico motore con la sua energia del ciclo idrologico sud europeo.
Ecco che come già delineato in precedenza si intravvedono schemi che potrebbero riproporsi spesso quest’anno, con un anticiclone azzorriano padrone dell’Atlantico, un vortice polare debole incline al collasso verso le medie latitudini, come avverrà nei prossimi giorni con un’importante avvezione fredda sull’Europa orientale, e una depressione mediterranea latente a porre le basi per possibili retrogressioni fredde.
Attualmente inoltre non si intravvedono ancora segnali di una possibile formazione di alte termiche euroasiatiche. Insomma tutto procede, seguendo un canovaccio fortemente anomalo per l’assenza del re degli autunni europei, la cui latitanza ci inquieta sempre più.