In questi ultimi anni abbiamo appreso come un determinato trend climatico possa godere di una ciclicità impressionante. La costanza con la quale era possibile osservare inverni governati da un tipo di circolazione atlantica è venuta a mancare, sostituita da correnti prevalentemente disposte da Nord verso Sud e viceversa.
Una situazione che si protrae (con i suoi naturali alti e bassi) già da qualche anno e che giorno dopo giorno segna quella che potremmo chiaramente definire come una nuova fase del clima Europeo. Non sappiamo per certo se tutto ciò derivi dai più grandi cambiamenti osservabili a livello globale, così come è azzardato ricercare con esattezza delle cause ancora ipotetiche. Fatto sta che resta innegabile il nuovo tipo climatico osservabile.
Ecco allora che giunti ai nastri di partenza del nuovo semestre freddo sorge spontanea la curiosità di sapere quel che ci attende sia nel proseguo dell’autunno appena iniziato sia in quella che sarà la prossima stagione invernale. Ci si potrebbe basare sulle tante proiezioni stagionali proposte dai più importanti centri di previsione mondiali (tendenze ancora in fase di studio e perfezionamento) oppure sfruttare la storia meteorologica degli ultimi anni e tracciare possibili linee di tendenza.
Sarebbe forse meglio riferirsi al singolare piuttosto che al plurale. Ciò perché basandoci sulle esperienze fin qui maturate verrebbe fuori solamente una strada maestra, riconducibile a quello schema sopra citato e più volte descritto: gli scambi meridiani.
Il rischio maggiore è che poi si venga smentiti clamorosamente dalla realtà dei fatti, tuttavia risulterebbe più azzardato puntare su una decisa ripresa della classica zonalità atlantica, cioè su quella circolazione prevalentemente Ovest-Est in grado di assicurare costantemente una buona riserva idrica nel semestre autunno-vernino.
Molto più probabile che il bello ed il cattivo tempo siano governati da masse d’aria di diversa natura in movimento da Nord verso Sud e viceversa. La più grande incognita rimane sempre quella di stabilire con esattezza se la nostra Penisola verrà a trovarsi nella traiettoria dei cavi d’onda (aree cicloniche seguite da aria fredda) oppure dei promontori (aree stabilizzanti seguite da masse d’aria più miti).
È evidente che si tratta di un problema di notevole complessità, tuttavia, alla luce di quanto accaduto in questi ultimi mesi, si potrebbe pensare ad un remake dell’inverno precedente, col Centro Sud italico sugli scudi del freddo e della neve. Una situazione che penalizzerebbe le regioni settentrionali, specialmente quelle di Nordovest. Ma basterebbe qualche minimo spostamento del sistema generale verso Ponente affinché vi siano cambiamenti configurativi sostanziali a favore delle zone penalizzate l’inverno scorso. Staremo a vedere, certo è che le premesse per un inverno degno di tal nome paiono esserci tutte.