Negli scorsi editoriali avevamo preannunciato la possibilità che quest’inverno potesse sbloccarsi nella sua seconda metà stagionale. Già durante il periodo autunnale, a causa di una complessa situazione teleconnettiva e dalla lettura di alcuni dati non favorevoli, sembrava possibile un inverno gestante in attesa di uno sblocco evolutivo che pareva potesse svilupparsi tra Gennaio e Febbraio.
Per molti mesi abbiamo combattuto con diversi index in continuo fermento e sembra di difficile lettura, a tal punto da far quasi disperare per la loro complessità ed ermeticità nel connettersi tra di loro.
Le SSTA hanno proposto, in sede pacifica, due situazioni molto differenti: una PDO inizialmente negativa in sede aleutinica ed episodio di Nino intenso nei vari settori dell’area ENSO.
Al contempo in Atlantico abbiamo assistito ad un incremento termico tra Canada e Groenlandia, precisamente tra Labrador e Terranova; allo stesso modo v’è stato un graduale aumento delle termiche marine in area nord-africana.
Le SSTA hanno influito negativamente sull’andamento della NAO, AO ed EAJ, tutte mediamente positive, creando una situazione di blocco con semi-permanente molto attiva ed intensa ed Hp azzorriano bloccato sul basso atlantico; aggiungiamo l’innalzamento della fascia ITCZ con invio di aria di matrice sub-tropicale e consequenziale promontorio caldo africano di blocco.
In queste condizioni si è arrestato l’iniziale raffreddamento termico in Russia dove non vi sono state le possibilità di anticicloni termici, tra l’altro senza l’aiuto di una situazione alto-pressoria in Scandinavia, essendo lo SP (scandinavian pattern) bloccato dalla sinottica sopraccitata.
Completiamo con una MJO abbastanza statica che ha inferto un duro colpo ai movimenti della Cella di Hadley, aumentando l’apporto di aria calda sul centro-sud Europa, ed una QBO che ha rallentato decisamente la sua fase di inversione da W ad E.
In questo scenario l’Europa è stata dominata da correnti di westerlies molto intense che hanno bloccato la possibile ondulazione di onde rossbyane.
Fortunatamente, negli ultimi 20/30 giorni, abbiamo assistito ad un cambio graduale di alcuni indici, specie la MJO, le SSTA in sede atlantica e le evoluzioni stratosferiche.
Senza entrare troppo nello specifico del cambiamento, per altro espresso in altri editoriali, l’Europa sta vivendo lo sblocco evolutivo di una stagione sin’ora statica, con possibilità che il blocco atlantico possa mantenersi vigoroso.
In questi giorni stiamo osservando una fase negativa di NAO ed AO con indebolimento del VP, grazie ad una azione stratosferica latente ma di grande importanza; non trascurabile è l’azione della MJO che continua la sua corsa, seppur con frequenza debole, mirando alla fase 8.
In media stratosfera è iniziato qualche giorno fa un indebolimento che si è riversato nei piani bassi, producendo un rallentamento della semi-permanente ed un affievolimento delle westerlies, invitando l’azione di blocco dell’HP azzorriano e la consequenziale discesa fredda in seno ad onda profonda di Rossby.
Nel breve sembra riproporsi una nuova fase di stasi per l’imposizione dell’anticiclone atlantico ma le ipotesi evolutive sono molteplici e diametralmente opposte.
In stratosfera il vortice è rimasto abbastanza attivo ed il rilassamento temporaneo ha dato vita al collassamento in fieri; nei prossimi giorni riprenderà nuovamente vigore dando vita ad una leggera azione semi-zonale.
Può succedere che, passata questa azione ciclonica, si ripiombi in una fase di staticità atmosferica ma, dall’analisi sinottica-teleconnettiva, sembra possibile che le azioni di blocco, specie in sede atlantica, possano erigersi sino alle alte latitudini, in seguito ad altri warmings in sede stratosferica, con azione wave-pattern 3/4, e conseguenti split polari.
Inoltre, non è trascurabile la termicizzazione di alcune aree siberiane, in seguito a risalite alto-pressorie ed a movimenti della circolazione troposferica in wave-pattern a 3 (o 4).