Ebbene si, pare che dopo un lunghissimo periodo contraddistinto da intensi scambi di calore meridiani, la natura abbia deciso di percorrere una strada non certamente nuova. E proprio per questo motivo ci si preoccupa dei possibili effetti che ciò potrà determinare sulla stagione invernale ancora agli albori. C’è chi crede che l’inverno sia finito, cosi come chi pensa che sia un segnale di un inverno dagli antichi sapori. Chi ancora che sia una normale pausa nell’attesa di nuovi e più intensi scambi meridiani. Sicuramente tutte e tre le possibilità potrebbero avere dei positivi riscontri. Certo è che bisognerà attendere almeno il giro di boa del mese in essere per riordinare le idee spesso offuscate dalla complessità modellistica dell’ultimo periodo.
Ma tant’è, pare appurata una fase interlocutoria dominata dal flusso occidentale verso le regioni del centro nord Europa, con la nostra penisola interessata preminentemente da correnti meridionali. Tuttavia, stante la configurazione barica prevista per i prossimi giorni, si potranno avere precipitazioni a carattere sparso su gran parte delle nostre regioni, con il nord ovest e il centro sud in primis.
E qualora ci si dovesse stupire di un contesto non propriamente invernale, si deve sempre ricordare come l’Italia sia esposta a correnti d’aria provenienti da regioni climaticamente diverse tra loro e i cui effetti, complessi e diversificati, dipendono essenzialmente da fattori quali l’estensione in latitudine del nostro paese, l’orografia e la presenza del mare. Tutti elementi che rendono la penisola estremamente interessante da un punto di vista meteorologico.
Ciò nonostante, in base alla rilevazione statistica di configurazioni passate, si può affermare che talune situazioni si sono verificate con maggiore frequenza e seguono un’evoluzione abbastanza regolare. Tra queste non dobbiamo dimenticare il tempo dettato dalla semipermanente d’Islanda che, in un passato non lontano, influenzava il clima su gran parte dell’Europa centro meridionale.
In sostanza è una situazione tipicamente autunnale e invernale che si verifica quando la presenza dell’alta delle Azzorre e di figure altopressorie ad est non ostacolano le perturbazioni provenienti dal nord atlantico e pilotate dalla semipermanente. Queste, seguendo il bordo orientale dell’anticiclone oceanico, una volta raggiunta la Francia, piegano verso sud est interessando, a ritmo più o meno regolare, la nostra penisola e portando periodi di maltempo in un contesto termico nella media stagionale. In queste condizioni le regioni del versante tirrenico risultano le più esposte, anche se le precipitazioni possono giungere fin verso il settore adriatico.
I prossimi giorni dovrebbero condurre ad un evoluzione non altrettanto infrequente (e non troppo distante da quella sopra descritta) in stagioni autunnali o invernali del passato. Infatti, a differenza di quanto esposto pocanzi, una fascia di alta pressione dovrebbe posizionarsi sull’Europa centrale (in prossimità dell’arco alpino) andando di fatto a relegare il flusso oceanico a latitudini settentrionali dove, complice il serbatoio freddo presente, apporterà tempo perturbato e precipitazioni nevose. La nostra penisola verrà invece interessata (come accennato ad inizio editoriale) da correnti prevalentemente meridionali. Il tutto a causa della depressione iberica che, una volta isolatasi in quota, si muoverà lentamente verso sud est, condizionando il tempo su parte della nostra penisola.
Qualora si dovesse prendere in mano un qualsiasi manuale di meteorologia, si potrebbe facilmente constatare quel che fino ad ora è stato riportato. Ciò che resta da stabilire è se effettivamente ci troviamo dinanzi ad un cambio radicale di circolazione (osservando i modelli long range pare poco probabile) o se si tratterà semplicemente di una pausa fisiologica in attesa che gli scambi meridiani tornino protagonisti con ancora maggiore energia. Per risolvere tale quesito occorrerà necessariamente attendere con impazienza la naturale evoluzione che ci accompagnerà almeno durante il fine settimana.