L’editoriale che intendiamo proporre è diretto principalmente ai “freddofili” convinti, quelli che durante il trimestre invernale osservano migliaia di carte alla ricerca dell’episodio storico, in grado di scomodare annate perse nei ricordi dei più anziani. In questi ultimi giorni è innegabile il fermento all’interno della comunità meteorologica, frutto di emissioni modellistiche letteralmente contrapposte.
Si è passati dalla gioia indescrivibile, allo sconforto più totale. Addirittura v’è chi proclama a grandi lettere la fine anticipata della stagione invernale. Bene, è vero che la meteo infonde, a chi la segue appassionato, grandi emozioni. Me è altrettanto vero che si dovrebbe cercare di mantenere un minimo d’equilibrio sia in momenti s’esaltazione che in fasi di ritrattazione.
Non è possibile definire l’inverno come “finito” quando sono passati solamente circa 15 giorni dalla fatidica nascita meteorologica. Benché ci si possa far prendere dall’emozione, si dovrebbe ricordare quanto tal stagione sia in grado di proporre a dispetto di oniriche visioni modellistiche. Qualora ce lo fossimo scordati il tanto acclamato 1956 regalò buona parte di quel che tutti sappiamo tra febbraio e marzo, mentre l’altrettanto storico 1985 fu capace di manifestarsi a pochissimi giorni di distanza dall’evento stesso.
A prescindere dai segnali che la stratosfera offre negli ultimi giorni (che personalmente ritengo estremamente importanti per il proseguo della stagione) vi sono da considerare degli elementi visibili già a breve termine. La presenza di continui nuclei dinamici di alta pressione in prossimità della Penisola Scandinava, così come lo stesso anticiclone Russo, devono far riflettere circa il prossimo futuro. Se a ciò aggiungiamo il possente nucleo gelido che a breve raffredderà la Russia Europea, abbiamo più indizi che conducono ad una prova.
Si potrebbe obbiettare che il Vortice Polare in sede Candese-Groenlandese, ora come ora, non depone di certo a nostro favore. Così come la ripresa di una zonalità piuttosto intensa in sede Britannica. Elementi sfavorevoli a blocchi atlantici stabili e duraturi, ma che, personalmente, potrebbero rivelarsi secondari a fronte di quanto pare voler manifestarsi in prossimità degli Uruali. Un’evoluzione che a breve non dovrebbe portare eclatanti manifestazioni invernali (anche se refoli continentali potrebbero interessare i nostri settori di Levante), ma che già a medio termine potrebbe dar vita a scossoni modellistici di notevole rilevanza.
Tuttavia si evince chiaramente come quanto appena espresso rappresenti una delle tante ipotesi plausibili. Riteniamo però che vi siano inequivocabili segnali che conducono verso un proseguo dell’inverno in grande stile. Il gran freddo potrebbe interessare molte zone dell’Europa Centro orientale, con dei risvolti in ambito Mediterraneo che andranno seguiti con dovuta attenzione. Insomma, chi vivrà vedrà.