Il motore perturbato britannico è più vivo che mai, con un perno ciclonico molto profondo (valori prossimi ai 990 hPa) stazionario in corrispondenza dell’Irlanda. La maggiore vivacità del flusso atlantico, alle medie latitudini, ha favorito l’ulteriore distensione dell’anticiclone sul Mediterraneo Centro-Occidentale, ove si va rinvigorendo un crescente contributo di masse d’aria nord-africana. Una linea di confine separa il terreno anticiclonico da quello dove scorrono le correnti più fresche ed instabili di matrice oceanica.
Il limite del flusso oceanico è relativamente basso ed arriva a lambire le coste settentrionali iberiche ed il sud della Francia, ma con contrasti in questo caso tutto sommato limitati. Molto più vivace e turbolento lo scenario poco più ad est, in particolare sui settori alpini e la parte sud-occidentale della Germania, ove hanno preso vita strutture temporalesche particolarmente attive, con vivace attività elettrica.
Una serie di temporali ha scosso, già dal mattino, le zone alpine dell’Alto Piemonte, per poi sconfinare verso l’Alta Lombardia ed il Trentino. Il contributo del riscaldamento diurno ha fatto nascere un nuovo bombolone temporalesco: colpite in particolare le province di Como e Lecco, dove in alcune località i totali pluviometrici giornalieri hanno persino superato i 100 millimetri. Notevoli anche i picchi di pioggia attorno ai 70 millimetri sull’Alto Piemonte, nel Verbano. Qualche debole precipitazione si è propagata anche a parte della pianura piemontese ed ai settori pedemontani della piana lombarda, fino a lambire l’alto milanese.
Per il resto l’anticiclone ha fatto buona guardia, con condizioni meteo ben differenti: solleone deciso su tutto il Centro-Sud, a parte qualche formazione cumuliforme lungo la dorsale appenninica. I primi effetti dell’onda di calore appaiono ancora limitati rispetto a quello che accadrà nell’immediata prospettiva: le temperature più alte quest’oggi hanno raggiunto i 34 gradi in Puglia e sulla pianura emiliano-romagnola, con quest’ultima che ha risentito di un parziale effetto favonico di correnti in caduta dall’Appennino.