Lo scenario meteorologico non presenta sostanziali cambiamenti rispetto alla giornata di ieri, con il bacino centro-occidentale del Mediterraneo che subisce l’influenza di un nocciolo ciclonico posizionato sulla Penisola Iberica, in fase di progressiva attenuazione.
Nei giorni scorsi la ferita depressionaria era ben più aperta, costantemente alimentata da apporti d’aria fresca ed instabile oceanica, con un nucleo transitato anche sulle nostre regioni. Sul Vicino Atlantico si è ora inserito un lungo corridoio anticiclonico, prodotto dalla fusione fra l’Alta Pressione delle Azzorre ed i resti della cellula altopressoria continentale, il cui cuore si trovava sulla Penisola Scandinava.
Il nucleo ciclonico iberico si è così notevolmente indebolito e fa fatica a spostarsi verso levante, in direzione delle nostre regioni. A tale goccia fredda non sono legate perturbazioni organizzate, tuttavia si manifesta ancora una vivace situazione d’instabilità atmosferica.
L’immagine Satellitare evidenzia bene la fioritura di celle temporalesche non solo sulla Penisola Iberica, ma anche su Francia Meridionale e parte dell’Italia, mentre un impulso instabile algerino si è portato fra le Baleari ed i bacini occidentali antistanti la Corsica e la Sardegna.
Focalizzando l’attenzione sul nostro Paese, le deboli correnti sud/occidentali, prodotte dalla depressione in quota, contrastano in maniera significativa con il promontorio anticiclonico sub-tropicale elevatosi verso le regioni meridionali e la Sicilia.
Il maggiore riscaldamento solare della terraferma produce così questi fenomeni temporaleschi principalmente sul Nord e parte delle zone centrali appenniniche, cioè laddove l’influenza instabile atmosferica risulta di maggior rilievo.
La stasi atmosferica, con assenza di decise infiltrazioni occidentali, favorisce peraltro una ripresa termica piuttosto rilevante sulle zone interne, atta a favorire la genesi di nuclei temporaleschi, con punte prossime ai 30 gradi sulla Val Padana centro-orientale, Toscana, Lazio e Puglia.
Le celle temporalesche, generatesi in queste ore, si trovano principalmente concentrate a ridosso delle principali catene montuose, a differenza di quanto accadeva nei giorni passati, contraddistinti da una maggiore ingerenza depressionaria a tutte le quote.
Questa parziale tregua, capace di riportare un clima più consono al periodo, è destinata tuttavia a subire una nuova brusca interruzione nel corso dei prossimi giorni, a causa di un cedimento barico strutturale che affonderà la lama sui meridiani centrali europei.
Attualmente il nucleo ciclonico, centrato sulla Penisola Scandinava, si avvicina alle coste europee affacciate sul Mare del Nord, sospinto da correnti fredde settentrionali, pilotate lungo il bordo orientale dell’Alta Pressione oceanica, protesa lungo i meridiani fin sulla Groenlandia.
L’affondo depressionario dal Nord Europa troverà la porta spalancata fin sul Mediterraneo, grazie al cut-off iberico che riuscirà a fare da apripista. Il contrasto fra le due circolazioni diverse inizierà a farsi sentire nella giornata di domani, con un generale incremento dei fattori d’instabilità sul Centro-Nord e sulla Sardegna.
L’assenza dell’Alta Pressione delle Azzorre alle nostre latitudini permetterà l’espansione del lago depressionario freddo fin sul Mediterraneo. Le carte modellistiche individuano una lunga fase di blocco anticiclonico sul Vicino Atlantico, favorevole alla persistenza di correnti piuttosto fresche ed instabili sul nostro Paese probabilmente anche per parte della prossima settimana.
Si tratta di una situazione che, trasportata in pieno inverno, avrebbe pilotato masse d’aria molto fredde artico-marittime, foriere di precipitazioni nevose fino a quote basse. Nel fine settimana vi sarà occasione per la comparsa delle neve sulle Alpi a quote insolitamente inferiori ai 2000 metri.