DEPRESSIONE ATLANTICA – Novità importanti si iniziano ad intravedere sullo scacchiere europeo: l’alta pressione di matrice africana sembra perdere sempre più terreno, insidiata da un treno di correnti instabili sud/occidentali che sospingono ammassi perturbati più organizzati d’origine atlantica. Un’area di bassa pressione si sta infatti scavando appena al largo del Regno Unito e ad essa si associa una vasta perturbazione, le cui propaggini nuvolose più avanzate marciano minacciose verso la Francia Occidentale e la parte settentrionale della Penisola Iberica. Questa area perturbata sarà da osservare con attenzione, perché porterà al peggioramento atteso nel week-end sul Nord Italia e parte delle regioni centrali.
CALDO AFRICANO SULL’ITALIA – L’ondata di caldo non accenna a mollare la presa su tutta l’Italia: come era nelle attese, si è avuta una flessione di un paio di gradi nei valori massimi diurni su parte del Nord Italia, ma si è trattato di un calo quasi impercettibile considerando l’afa che è andata ulteriormente rincarando la dose, acuendo così il disagio per via delle alte temperature percepite. Il cuore pulsante del caldo resta collocato tra pianura emiliana e zone interne delle regioni centrali, dove occasionalmente la colonnina di mercurio ha raggiunto picchi di 39-40 gradi. Rispetto a ieri, va poi segnalato un aumento al Sud, più avvertito sulla Puglia, dove si sono registrati valori vicini ai 40 gradi, in particolare sull’entroterra foggiano.
TEMPORALI IN MONTAGNA SEMPRE PIU’ PRESENTI – La roccaforte della figura anticiclonica si è ormai spostata tra l’Italia Centro-Meridionale ed il comparto balcanico-danubiano e ciò favorisce un ulteriore lieve calo dei geopotenziali sul Nord Italia: tutto ciò si traduce in un progressivo incremento dell’instabilità sulle zone montuose, ma con qualche spunto temporalesco che è sconfinato attenuato anche sulla Val Padana occidentale. Il corridoio di confluenza fra gli sbuffi d’aria fresca e quella più rovente, presente nei bassi strati, lambisce da vicino le regioni alpine, che risentono maggiormente di quest’instabilità. Data le elevate temperature, alcuni focolai temporaleschi si sono sviluppati maggiormente anche sul cuore della dorsale appenninica.