Dopo alcune settimane di quasi totale monotonia, il primo assaggio d’autunno della stagione non poteva essere più graffiante: i contrasti in gioco hanno acuito non poco gli effetti legati all’affondo della saccatura perturbata sui mari italiani, che ha generato un profondo minimo barico di 1001 hPa attualmente posizionato sulle regioni centrali adriatiche. Si tratta del primo evento perturbato autunnale della stagione, se si considera che l’unico altro significativo peggioramento d’inizio mese non ha visto l’intervento, come accaduto ora, di aria significativamente fredda discesa dalle alte latitudini.
Il perno del vortice freddo in quota sta transitando sui mari italiani e si lega ancora all’altro nucleo ciclonico centrato tra la Danimarca e le coste meridionali scandinave. L’approfondimento della depressione sull’Italia rallenta l’evoluzione perturbate: il fronte perturbato principale si è infatti allungato verso il Meridione, mentre il ramo occluso tende ancora ad arricciarsi fin sulle Alpi Orientali. Una serie di linee d’instabilità vengono poi ospitate e rinvigorite dal seguito d’aria fredda in azione soprattutto dalla Valle del Rodano attraverso correnti burrascose di Maestrale, mentre dalla Porta della Bora solo ora si accingono ad entrare i venti da nord che stanno già causando una recrudescenza evidente con temporali e temperature in picchiata su parte dei versanti centro-settentrionali adriatici.
L’aria più fredda era rimasta intrappolata inizialmente appena a nord delle Alpi, con la tracimazione a ridosso delle creste di confine. A questo si devono le nevicate improvvise fino a quote prossime ai 1000 metri soprattutto sui settori altoatesini, i quali hanno vissuto momenti d’autentico anticipo d’inverno esaltati dall’intensità delle precipitazioni che hanno spinto i fiocchi di neve fino a quote in parte inattese. In questo quadro di generale forte instabilità, solamente le regioni di Nord-Ovest hanno goduto di ampie schiarite: in queste zone si sono infatti affermati venti da nord più secchi ed asciutti, che hanno inibito le potenzialità instabili della colonna d’aria.