Un flebile promontorio anticiclonico in quota avvolge le estreme regioni meridionali italiane: questo è quel che resta di quella vasta robusta campana protettiva apparentemente indistruttibile, responsabile del clima rovente degli ultimi 10 giorni. La persistenza in loco della figura anticiclonica, costantemente supportata da masse d’aria calde nord-africane, ha dato impedito ad una ondata di caldo fra le più estreme degli ultimi decenni, per quanto concerne l’ultima decade di Maggio.
La rottura di quella situazione di blocco sulle nostre regioni è avvenuta tra ieri ed oggi, tramite l’ingresso della parte periferica di un cavo d’onda ciclonico in transito sui meridiani centrali europei. La traslazione verso levante dell’asse a curvatura ciclonica ha così inevitabilmente costretto al cedimento l’alta pressione mediterranea e la spinta decisiva è stata procurata da una contestuale espansione dell’Anticiclone delle Azzorre verso la Spagna ed il Golfo di Biscaglia.
I forti temporali giunti ieri pomeriggio su alcune zone del Nord erano la prima avvisaglia di un cambiamento ormai prossimo ad irrompere sul Paese. La fase temporalesca si è poi propagata sul Triveneto, con forti temporali in mattinata sulla pianura veneta accompagnati da fenomeni violenti e raffiche di vento molto intense. In queste ore il contributo del riscaldamento diurno ha dato ulteriore vigore ad una serie di celle temporalesche su parte del Nord, che stanno colpendo a macchia di leopardo anche la Val Padana centro-orientale compresa la Romagna e parte delle zone appenniniche di Toscana e Marche.
Non è solo il riscaldamento diurno a dar manforte ai temporali, ma va considerato il cedimento barico radicale e l’ingresso di masse d’aria fredde anche alle altezze superiori dell’atmosfera. Il Nord si trova in posizione più ravvicinata rispetto al passaggio dell’onda depressionaria. Va segnalato anche il vento fresco di Bora su tutte le coste dell’Alto Adriatico ma anche in parte della Pianura Padana, con rinforzi nelle ultime ore a seguito della genesi di un minimo barico al suolo sulle zone centrali adriatiche.
Il bel tempo è invece tornato sulla Val Padana occidentale, in particolare tra la Valle d’Aosta, il Piemonte e buona parte della Lombardia. Su queste zone si sono avute correnti favoniche in discesa dalle Alpi, ecco perché le temperature hanno localmente superato o raggiunto i 30 gradi, come accaduto sulla metropoli milanese, ma con clima molto secco. Un’altra zona dove il raffreddamento è molto ridimensionato è la Liguria, in considerazione del fatto che le correnti settentrionali raggiungono la costa dopo aver valicato i rilievi interni, con un inevitabile effetto favonico.
Sul resto d’Italia il cambiamento s’avverte principalmente sul fronte termico, stante l’ingresso di correnti fresche nei bassi strati che hanno portato un vigoroso calo delle temperature rispetto alla situazione di 24 ore fa. I venti sono già ruotati a Maestrale sulle Isole e sul Tirreno, mentre la Tramontana dall’Adriatico si va propagando a buona parte delle regioni centrali.
Solo le estreme regioni meridionali fanno ancora eccezione e risentono degli ultimi effetti legati a quelle timide resistenze anticicloniche che precedono l’incursione d’aria più fresca, come sottolineato in apertura d’articolo. Le temperature più elevate, con picchi al di sopra dei 32 gradi, hanno interessato alcune località pugliesi. Episodi temporaleschi si sono avuti in queste ultime ore tra Puglia, Lucania ed est della Sicilia, dovuti alla forte calura e all’umidità accumulata nei bassi strati. La giornata di domani vedrà il calo termico giungere, in misura consistente, anche su queste zone.