Il consolidamento di un campo di pressioni medio-alte e livellate sta favorendo il progressivo accumulo di calore nei bassi strati, più evidente sulle zone interne ove la stagnazione dell’aria e la lontananza dal mare sono tra le principali concause della salita dei termometri.
Sulle valli più interne, lungo la Penisola, non sono così poche le località che riescono a raggiungere o superare i 35 gradi, valori notevoli in mancanza di un’avvezione calda diretta sul nostro Paese. La città più calda si conferma anche quest’oggi Firenze, con circa 37 gradi.
Clima più fresco sulle zone costiere per il piacevole contributo delle brezze marine diurne, ma qui l’elemento preponderante è costituito dall’afa per gli elevati tassi d’umidità. L’afa è in intensificazione anche sulle grandi pianure del Nord, ulteriore linfa per i processi temporaleschi in atto a ridosso dei rilievi montuosi.
Anche la giornata odierna non sta facendo mancare una vivace instabilità atmosferica, seppure limitata alle zone interne montuose, compresi alcuni comprensori di montagna delle due Isole Maggiori. Si tratta di episodi temporanei, in gran parte riconducibili al calore diurno.
Cerchiamo di capire i motivi di questa prosecuzione dei fenomeni da instabilità, nonostante una presenza anticiclonica sempre più avvolgente a tutte le quote. I moti verticali non risultano infatti del tutto inibiti, poiché in quota si continuano a fare strada deboli impulsi d’aria leggermente fresca, in scorrimento sul Nord ma in discesa anche verso le restanti regioni.
I nostri mari centro-meridionali sono infatti interessati dalla spalla occidentale della vasta campana anticiclonica, i cui massimi sono collocati fra basso Mediterraneo Occidentale ed entroterra algero-marocchino. I refoli più freschi in quota, sospinti tramite un debole flusso sud/occidentale al Nord, riscendono sulle rimanenti regioni tramite correnti da nord o nord/ovest.
Non basterebbero questi leggeri sbuffi freschi a creare le condizioni per l’instabilità termo-convettiva, se non ci fosse una situazione al suolo tale da far da miccia ai moti verticali. L’accumulo d’aria decisamente calda e relativamente umida nei bassi strati, a contatto col suolo, comporta infatti un maggiore contrasto con le quote medio-alte della troposfera.
Questo contrasto diventa più energico nelle sole ore più calde, quando il contributo del fortissimo riscaldamento solare pone un ulteriore invito alla salita forzata della massa d’aria verso l’alto, alimentando di conseguenza le formazioni temporalesche sulle sommità dei rilievi montuosi.
Sul Nord lo sviluppo delle celle temporalesche è ben più diffuso ed evidente, con interessamento in queste ore di buona parte della cerchia alpina. Come già anticipato, il debole flusso sud-occidentale è un elemento di disturbo al campo barico in quota, con condizioni maggiormente propizie alla genesi temporalesca. Lo sviluppo di nubi temporalesche non è mancato nemmeno sull’Appennino Settentrionale, tra entroterra ligure orientale e parte dei rilievi tosco-emiliani.
Sui restanti rilievi del Centro-Sud l’attività temporalesca termoconvettiva è decisamente più limitata, ma delle celle temporalesche sparse interessano il Basso Lazio e persino i rilievi delle due Isole Maggiori, soprattutto la Sicilia ove i temporali non sono mancati nemmeno nella giornata di ieri.
Questa situazione tenderà a mantenersi pressoché immutata nel corso dei prossimi giorni, con una stabilità che potrà pertanto essere disturbata al pomeriggio da improvvisi e brevi temporali circoscritti ad alcune catene montuose.
Verso il fine settimana si avrà una temporanea limitazione delle deboli ingerenze instabili, per correnti che assumeranno in quota una componente più stabile occidentale, derivante dall’espansione diretta del ramo anticiclonico di matrice azzorriana e dall’ulteriore limitazione, verso le medie-alte latitudini continentali, delle fresche correnti oceaniche associate al sistema depressionario con perno fra Isole Britanniche e la parte meridionale della Penisola Scandinava.