Prove di forza dell’alta pressione, che reagisce con gli interessi di fronte all’assalto instabile, a dire il vero poco organizzato, che era transitato ieri sul Nord Italia in seno ad una piccola falla depressionaria. La coriacea figura anticiclonica ha nettamente allargato il proprio raggio d’azione verso il Centro Europa, come possiamo ben apprezzare dallo scatto fotografico del Satellite Meteosat.
Il flusso perturbato atlantico è così costretto a salire di latitudine, nonostante fra le Isole Britanniche e la Penisola Scandinava si celi la presenza di una profonda area ciclonica (minimo barico di 987 hPa centrato appena a nord della Scozia). La maggiore intensità della corrente a getto, lungo la quale s’inserisce il fascio di correnti che delimitano il flusso perturbato atlantico, è una fra le cause principali dell’avvenuto irrobustimento dell’anticiclone, che si è letteralmente gonfiato a dismisura come un palloncino.
La piccola goccia fredda responsabile dell’instabilità al Nord Italia, ormai dissoltasi nella morsa dell’anticiclone, aveva contribuito non poco a far da traino ad un flusso d’aria molto calda d’origine nord-africana, che ha investito soprattutto le due Isole Maggiori, ove nella giornata di ieri si sono raggiunti picchi termici localmente oltre i 40 gradi (misurati 42 gradi in varie località della Sardegna). Ora, con la nuova disposizione della struttura altopressoria (massimi barici al suolo appena a nord delle Alpi e massimi in quota generalmente distribuiti ad ovest-sud/ovest rispetto al nostro Paese), la bolla calda africana non è più alimentata ed un debole flusso di correnti settentrionali contribuisce così ad alleviare leggermente il gran caldo, seppure con valori che rimangono oltre la norma stagionale.
Viceversa, il caldo sta aumentando al Nord e su parte delle regioni centrali, principalmente per il maggiore soleggiamento riconducibile allo stato di grazia dell’anticiclone. Avremo così, nell’arco di questo fine settimana, un minore divario termico tra il Nord ed il Sud rispetto all’ultimo periodo, che ha visto proprio le regioni del Mezzogiorno penalizzate da continui richiami caldi. Abbiamo evidenziato, in apertura, come piccole riserve instabili restano ancora da monitorare su parte dell’Italia (attualmente si evidenziano focolai temporaleschi isolati sul Mar Tirreno), esaltate dal debole afflusso di correnti settentrionali, che trascinano spifferi d’aria fresca in quota, i quali vanno a collidere con l’aria molto calda ed umida pre-esistente nei bassi strati.