Non si limitano più ai soli settori settentrionali dell’Europa le perturbazioni atlantiche: i perni di bassa pressione si mantengono ancora nelle medesime posizioni, fra l’Islanda e la parte alta della Scandinavia, ma è evidente che l’impronta anticiclonica è venuta ulteriormente meno sulle nazioni centro-occidentali del Continente. Questa dinamica si è creata per l’affondo di una stretta ondulazione ciclonica in direzione del’Iberia, a cui si lega quel lungo nastro perturbato frontale proteso dalla Spagna verso la Germania e la Polonia.
Aria più fredda accompagna l’affondo perturbato in direzione del’Iberia (dove si sono avuti forti rovesci), che va così a spezzare il lungo predominio anticiclonico che si trovava disteso dal Medio Atlantico al Mar Nero: solamente l’Europa Orientale resta ancora abbracciata da un’area di alta pressione, più forte tra i Balcani ed il Mediterraneo. Più ad ovest invece la porzione oceanica dell’alta pressione ha dovuto arretrare, spostandosi al largo del Portogallo, proprio a causa della penetrazione del fronte perturbato.
La perturbazione non appare destinata a sfondare verso l’Italia, perché il cuore depressionario che l’accompagna tenderà a portarsi ulteriormente più a sud, in direzione del Nord Africa. Le correnti più umide meridionali, stimolate dalle dinamiche della saccatura ad ovest del’Italia, hanno comunque causato un peggioramento, esaltato dal fatto che l’alta pressione si è parecchio indebolita. Piovaschi sparsi hanno colpito le regioni tirreniche senza tuttavia penetrare più all’interno, mentre sono la Liguria e l’Alta Toscana le regioni che più stanno risentendo di questa fase instabile.