Domani è un altro giorno… Ventoso. E’ questo che penseranno gli abitanti di Wellington quando la sera vanno a dormire? Non lo sappiamo, ma sappiamo che molto probabilmente sarà la realtà climatica con cui dovranno confrontarsi.
Perché che sia estate, inverno, o una stagione di mezzo, che spiri da sud, nord, est o più frequentemente da ovest, c’è una cosa che a Wellington non manca quasi mai: il vento. Tanto da farne, soffiando ad una velocità media di quasi 28 km/h (dati dell’aeroporto), la città mediamente più ventosa del mondo. E non credete agli americani che vorrebbero fosse Chicago, perché la città del presidente Obama, con i suoi 17 km/h di velocità media annuale, non sale nemmeno sul podio di questa particolare classifica.
Affacciata sul mare, circondata da verdeggianti colline, “Windy Welly” (così è soprannominata Wellington) è, nonostante il vento, una città con una qualità della vita molto elevata. A causa della sua particolare posizione all’estremità sudorientale dell’Isola del Nord, sullo Stretto di Cook che divide l’Isola del Nord da quella del Sud, Wellington risente dell’effetto “incanalamento” ad opera dello stretto, che amplifica notevolmente la ventilazione, specie quando si dispone dai quadranti occidentali (la direzione più frequente) o orientali. La ventilazione è quindi sostenuta praticamente tutti i giorni e a tutte le ore del giorno, in ogni stagione dell’anno. Le giornate senza vento sono molto rare, le bonacce sullo Stretto di Cook sono temporanee e possono perdurare al massimo per alcune ore.
Abbiamo scritto che a Wellington in prevalenza il vento proviene da ovest o da nordovest, d’altronde praticamente tutta la Nuova Zelanda si trova lungo la fascia dei “quaranta ruggenti”, i forti venti zonali che spazzano tutto il Pacifico Meridionale tra i 40° e i 50° di latitudine sud, per andare infine a impattare sulle montagne della Patagonia cilena. A sud del 50° parallelo questi venti zonali si intensificano ancora di più e vengono denominati “cinquanta urlanti”, rendendo costantemente molto mossi o agitati i mari intorno alla Terra del Fuoco, per cui da sempre sono l’incubo dei naviganti che devono doppiare Capo Horn. In tardo autunno e inverno sono comunque frequenti anche le burrasche da sud, con le invasioni di aria fredda di provenienza antartica e il vento che, deviato dall’orografia locale, giunge a Wellington da sudest. Ed è solitamente in questi casi che raggiunge le velocità maggiori. Proprio una burrasca da sud, nell’aprile 1968, spinse il traghetto “Wahine” contro gli scogli all’entrata del porto, causando la morte di 51 persone.
Scendendo più in dettaglio, Wellington vede 173 giorni/anno con velocità media del vento superiore a 32 nodi (59 km/h) e 22 giorni/anno con velocità media superiore a 40 nodi (74 km/h). Inoltre, sono ben 175 i giorni in un anno in cui si superano, nelle raffiche, i 40 nodi.
Wellington non detiene il record di massima velocità del vento della Nuova Zelanda, che appartiene a Mt. John (Canterbury), con una raffica di 250 km/h nel 1970, ma proprio per un soffio, visto che sia nel 1959 che nel 1962 si sono registrate raffiche fino a 248 km/h.
Wellington è la capitale più meridionale del mondo, malgrado si trovi a poco più di 41°S, è di medie dimensioni, avendo il suo agglomerato urbano circa mezzo milioni di abitanti ed è soltanto la terza per popolazione della Nuova Zelanda, superata da Auckland e Christchurch. Si sviluppa attorno una baia ed è circondata da verdeggianti colline.
Se il vento è la sua caratteristica climatica più importante, la pioggia frequente tutto l’anno e le temperature quasi sempre miti, quasi mai troppo calde o fredde, sono gli altri elementi climatici che la contraddistinguono. Il tempo non è in genere molto bello, le nubi solcano veloci il cielo, piove spesso – 1249 mm la media annua – ed è priva di una stagione asciutta, il mese più piovoso è giugno con 113 mm e il più asciutto gennaio con 67 mm, ma ogni tanto Wellington sa donare giornate da conservare nell’archivio dei ricordi: il vento si placa, l’aria tersa accoglie il sole e il verde presente ovunque esplode ferendo gli occhi. Dicono i suoi abitanti, innamorati della propria città, che Wellington col bel tempo è imbattibile. E quando ciò avviene, l’atmosfera già di per sé dinamica diviene particolarmente briosa ed elettrizzante. Comunque il vento ha anche i suoi vantaggi, non ultimo quello della pulizia dell’aria, Wellington è una città che non ha problemi di inquinamento atmosferico.
Termicamente, il clima è moderato per tutto l’anno, con caratteristiche oceaniche, quindi con ridotta escursione stagionale e giornaliera. Raramente si superano i 25°C, mentre le minime difficilmente scendono sotto i 4°C e rarissime sono le gelate. Il record della più alta e della più bassa temperatura registrata in città rispettivamente è di 31,1°C e di -1,9°C. Le temperature medie mensili spaziano dai 9,2°C di luglio ai 17,8°C di gennaio. La città in media ha 2025 ore (169 giorni circa) di sole all’anno. E’ la classica città in cui serve quasi sempre la giacchetta, ma quasi mai sciarpa e guanti.
Abbiamo scritto che non è Chicago a contenderle il trono di città più ventosa del pianeta, bensì Rio Gallegos, in Argentina, che è al secondo posto con una velocità media di 26 km/h. La città si trova nel sud dell’Argentina, nella Patagonia, un’area geografica universalmente nota per la sua ventosità.
Sul gradino più basso del “podio del vento” si trova Saint John’s, in Canada, nella provincia di Terranova e Labrador, situata proprio sull’isola di Terranova. Saint John’s è una città di record. Tra le maggiori città canadesi è infatti la più ventosa, la più nebbiosa, la più nevosa, la più umida e la meno soleggiata. Un luogo da sogno per ogni “meteo-estremofilo” che si rispetti! Ma ve la illustreremo in un prossimo articolo.
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