Dopo ben 54 anni di inattività, da circa una settimana è tornato in eruzione il Monte Agung sull’isola di Bali, in Indonesia. L’allarme era già iniziato nel mese di settembre, a causa di segnali precursori e soprattutto di una forte attività sismica che avevano portato all’evacuazione preventiva di 140 mila persone.
L’eruzione sta raggiungendo ormai livelli molto pericolosi. Nel corso dei giorni l’attività del vulcano si è parecchio intensificata, adesso i vulcanologi temono addirittura che possa verificarsi una fase esplosiva particolarmente cruenta. Si è così allargata l’area di sicurezza attorno al cratere con altri 100mila evacuati.
Le autorità locali hanno proclamato il più alto livello di allerta disponibile e hanno chiuso gli aeroporti, a dispetto delle previsioni che lasciavano trapelare ottimismo sull’evoluzione dell’attività eruttiva ripresa dopo la lunga quiete. Quando eruttò nel 1963, il vulcano Agung causò circa 1.600 morti.
Una particolare attenzione viene inoltre rivolta ai Lahar, le pericolosissime colate di fango vulcanico causate dal mix dell’acqua piovana con la cenere. Uno di questi lahar sta interessando la zona di Sungai, con il fango vulcanico che ha coperto risaie e continua ad avanzare. Si teme che il fenomeno possa degenerare. Fu proprio un Lahar, nel 79 D.C., a travolgere Ercolano nell’eruzione più terribile del Vesuvio.