La circolazione ciclonica, confinata appena ad est dell’Adriatico, sta spendendo le sue ultime cartucce giungendo ancora a coinvolgere i versanti orientali della Penisola, oltre alle regioni meridionali, seppure in maniera sempre più indolore col trascorrere delle ore.
Decisamente più attiva l’instabilità sul mare Egeo ove si osserva un fronte freddo, in prossimità del nucleo principale in quota, posizionato a nord della Penisola Ellenica, che presenta ancora un nocciolo molto freddo di quasi -25°C all’altezza isobarica di 500 hPa.
Collegato all’intera struttura depressionaria, insiste peraltro un vasto ramo frontale occluso a carattere caldo, che percorre una vasta zona fra Europa danubiana ed il nostro settore centrale del mar Adriatico.
Tuttavia, come anticipato, tale ramo perturbato è ormai in esaurimento, non più in grado d’arrecare fenomeni significativi sulle nostre regioni, e nelle ultime ore si segnala non a caso una generale attenuazione delle precipitazioni. Solo sulle regioni meridionali la nuvolosità resta localmente intensa, con qualche piovasco o rovescio sulla Puglia.
Proprio il tacco d’Italia presenta temperature ancora molto basse per il periodo, con valori massimi che quasi in nessuna zona hanno superato i 20 gradi.
Nel frattempo sui mari occidentali italiani è in affermazione sempre più convinta un campo barico portatrice di un rafforzamento delle condizioni di stabilità, ovvero la propaggine dell’Alta Pressione di matrice oceanica, specie alle medie-alte quote ove è in corso una generale risalita dei geopotenziali.
Ciò ha garantito maggiore soleggiamento anche laddove hanno insistito nubi e precipitazioni nella giornata di ieri, con temperature diurne in generale risalita rispetto alla giornata di ieri, con punte di 28 gradi su pianure emiliane occidentali, sul milanese, sul veronese. Valori in parte favoriti dal flusso settentrionale che determina effetti favonici.
Venti di favonio che non sono mancati nemmeno ieri limitatamente ad alcune aree della valpadana occidentali, in particolare le zone pedemontane. Ma ciò non è stato sufficiente ad impedire che la giornata di ieri assumesse carattere storico. Da una media di tutte le rilevazioni delle varie stazioni militari di tutto il territorio italiano, mai nella prima decade di settembre si era avuta una giornata così fredda dal 1951 ad oggi.
Un 6 settembre da consegnare alla storia meteo degli episodi estremi, sono stati battuti una serie numerosissima di record decadali, e stabiliti due nuovi record mensili di valori minimi a Frosinone e Latina, sul Lazio. Per quelle che sono le caratteristiche di settembre, con un forte decremento termico fra la fase iniziale e quella finale del mese, tali record realizzati nei primissimi giorni del mese assumono ancor più rilievo.
Un’irruzione fredda dunque pesante e che ha lasciato il segno in misura maggiore su alcune zone e molto più limitato sul settore nord/occidentale italiano, così come accaduto allo stesso modo per le eccezionali onde calde rilevate nella stagione estiva appena trascorsa. Quasi come se la natura abbia voluto realizzare una brusca azione di bilanciamento diretta a colmare il forte disequilibrio creatosi con la persistenza delle feroci onde calde dall’entroterra sahariano dirette verso il sud Italia e l’Europa balcanica.
Nel corso delle prossime 24 ore ulteriori passi decisivi verso oriente saranno compiuti dall’onda depressionaria d’origine artica, che andrà a collocarsi in prossimità del mar Nero, sospinta dall’area anticiclonica, che continuerà nel suo tentativo di parziale espansione verso l’Italia.
L’Alta pressione tuttavia manterrà i propri massimi sul Regno Unito, l’espansione sarà piuttosto timida e così l’Italia resterà pur sempre in balia di un modesto flusso nord/occidentale in quota. Infiltrazioni d’aria umida insisteranno anche nei bassi strati, contribuendo a mantenere condizioni meteo leggermente instabili, specie sul basso Adriatico e sui settori ionici.