Chi di voi segue i modelli matematici di previsione? Probabilmente tanti, tantissimi. Chi non li segue starà avendo ragguagli importanti dai vari approfondimenti apparsi sul nostro portale. Quel che è certo è che ieri sera, soprattutto dopo aver visto le proiezioni del centro di calcolo europeo, si rischiava di star male. Nelle mappe era possibile identificare dinamiche paragonabili a un’annata storica, entrata di diritto negli annali meteorologici perché in grado di regalarci un inverno epocale. Stiamo parlando del 1956.
Or bene, 12 ore fa avevamo il ramo siberiano del Vortice Polare proiettato sulle nostre teste. Passata la nottata, ecco le scontatissime variazioni evolutive. Gelo proiettato a nord delle Alpi e Italia sotto più miti correnti atlantiche. A questo punto è lecito porsi un quesito: qual è la verità? La risposta, probabilmente, non vi piacerà. La verità sta nel mezzo. Non perché vogliamo evitare il problema, piuttosto perché le dinamiche che andranno a realizzarsi avranno equilibri fragilissimi.
Sintetizzando saranno 2 gli elementi imprescindibili: il posizionamento della cella anticiclonica scandinava e l’ingerenza del ramo canadese del Vortice Polare (di conseguenza l’invadenza oceanica sull’Europa occidentale). Quest’ultima è probabilmente la più importante, perché dall’azione ciclonica canadese dipenderanno sia la traiettoria del nucleo gelido siberiano, sia l’eventuale spinta meridiana dell’Alta delle Azzorre. Difficile, ad oggi, darvi la soluzione corretta. Occorrerà attendere almeno 2-3 giorni per avere un quadro più esaustivo. Consci del fatto che potremmo passare dall’evento epocale alla normale “invernata”.