Erano 17 anni che il Ponente genovese non viveva una situazione drammatica come quella avutasi ieri: 400 mm di pioggia caduti in 5/6 ore sulle alture di Sestri Ponente, quartiere industriale e residenziale del ponente di Genova, 380 mm sempre nello stesso lasso di tempo caduti a Pegli, ed ancora 300 mm a Bolzaneto e Pontedecimo, in Val Polcevera, e oltre 300 mm sulle alture di Varazze. Sono questi i dati più eclatanti dell’episodio alluvionale diffusi dall’ARPAL, a cui aggiungiamo i 290 mm di Oregina (dato rete LIMET), e i tanti valori oltre i 150/200 mm che si sono registrati tra il centro e il ponente di Genova, in tutta la zona collinare alle spalle del Capoluogo, nella zona compresa tra Genova e Savona, ed anche in Val Bormida.
Il temporale marittimo “autorigenerante” ha stazionato per ore sulla zona di Varazze e Cogoleto, causando l’esondazione dei principali torrenti della zona e frane sulle colline. Quasi per miracolo non si contano vittime, ma molteplici sono state le situazioni di paura e pericolo vissute dalla popolazione. Moltissimi i danni materiali.
Lentamente il nucleo temporalesco si è spostato più a levante, raggiungendo i quartieri del ponente genovese. E’ qui, in particolare tra Pegli e Sestri, che si è scatenato con la sua furia maggiore. Il diluvio è cominciato a metà mattina, ed è proseguito per circa cinque ore. Tra la fine della mattinata e l’inizio del pomeriggio è accaduto il disastro. I torrenti ormai in piena sono esondati nella parte bassa di Sestri e Multedo, nulla ha potuto fermare l’acqua che scendeva a cascate dalle scalinate e allagava i negozi, gli scantinati, le piazze, le strade, portando via auto e scooter parcheggiati. La memoria va a ritroso di 17 anni, fino a quel 23 settembre del 1993 quando a Pegli e Pra il Varenna ed altri torrenti portarono a valle non solo auto e detriti, ma anche vite umane.
Attorno alle 10:30 del mattino il mostro temporalesco ha raggiunto anche la Val Polcevera, riproducendo, solo in forma lievemente più attenuata, i fenomeni già visti a Sestri. Allagate Sampierdarena, la parte bassa di Certosa, al limite dello straripamento il torrente Torbella a Rivarolo. Il Polcevera in piena faceva paura, ma gli argini hanno tenuto.
Le prime propaggine collinari del centro città non sono state risparmiate dal diluvio. Granarolo, il Lagaccio, Oregina sono stati i quartieri più colpiti, con punte di 250/290 mm caduti in poche ore.
Dal pomeriggio lo scirocco ha avuto la meglio ponendo termine alle condizioni autorigeneranti del temporale e facendo cessare le precipitazioni. Sarebbe probabilmente bastata una sola ora di precipitazioni intense in più per creare un vero disastro, con la possibile esondazione del Polcevera e di molti altri torrenti che invece sono rimasti entro il proprio alveo.
Più ad est le precipitazioni molto intense si sono verificate solo a tratti, colpendo soprattutto la zona di Staglieno. In tutto il settore della Val Bisagno, dalla Foce – zona fieristica dove tra l’altro è in svolgimento una sfortunata edizione del Salone Nautico Internazionale, il più importante al mondo del settore – fino alla media valle, gli accumuli di pioggia sono stati compresi tra 100 e 170 mm, molti, ma la metà o anche meno di quelli avuti a ponente. E proseguendo ancora verso est la pioggia caduta è andata via via scemando, fino ad arrivare ai 35 mm nella zona di Nervi. Le zone del medio levante hanno peraltro visto le precipitazioni maggiori in serata, al passaggio del fronte, e non in mattinata, quando sono rimaste quasi del tutto all’asciutto durante il “pre-frontale”.
La domanda che molti si faranno è se si sarebbe potuto fare qualcosa per evitare le esondazioni dei torrenti e i danni che hanno causato. La risposta non è banale: non c’è dubbio che mantenendo in ordine la rete fognaria, i sistemi di drenaggio dell’acqua, facendo una pulizia programmata dei torrenti ed anche dei piccoli rivi non solo nei tratti urbani ma anche in quelli collinari, risolvendo alcune situazioni note relative soprattutto ad alcuni sottopassaggi che si allagano ad ogni precipitazione un po’ più intensa, demolendo alcune costruzioni edificate “dentro” i torrenti (di alcune di queste la demolizione è attesa da ben 18 anni!), ampliando dove possibile la portata massima dei torrenti, si ridurrebbero al minimo i rischi di esposizione alle piogge torrenziali che talvolta interessano Genova; ma non c’è nemmeno dubbio sul fatto che superata una certa soglia di precipitazione non c’è opera idraulica o di prevenzione che possa contenere il deflusso delle acque, è il terreno stesso che viene messo in condizioni di non poter ricevere altra pioggia e che reagisce causando frane e inventandosi nuovi percorsi per rivi e torrenti e la miglior difesa sono i fitti boschi che coprono le colline.
L’evento di ieri, pur forse non eccezionale per accumuli, in quanto in passato nelle stesse zone è piovuto ancor di più – famosi restano i 948 mm caduti in 24 ore a Bolzaneto durante l’alluvione del 7-8 ottobre 1970 – rientra in quella casistica di forte anomalia con tempi di ritorno che si possono stimare in circa 15 anni, considerando che già nel 1953, 1970, 1977, 1992 e 1993 se ne sono avuti di simili o persino peggiori.