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Usa, il terrore si chiama Rita, uragano più cattivo di Katrina

di Andrea Meloni
23 Set 2005 - 12:45
in Senza categoria
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Katrina veduta da un satellite americano, foto distribuita su Internet dal NOAA (www.noaa.gov).
Sembra di vedere le scene di uno dei tanti film americani che propongono impensabili disastri, che veduti seduti sotto il grande schermo dei Cinema, appaiono verosimili e ti fanno per 70/90 minuti venire la tachicardia e sudar freddo, ma ecco che loro, gli americani, ci salvano dai disastri. E’ noto l’invidiabile ottimismo, l’attaccamento alla Patria degli americani, e noi europei non dovremmo neppure dimenticare tutto quello che ci ha dato l’America, altro che…

America, paese che veduto da fuori appare grande in tutto, anche nel proteggerci dai disastri naturali più gravi. Ma oggi torniamo a parlare di realtà, non degli effetti speciali realistici dei maestri del cinema di eventi estremi. Oggi in America si parla di Rita, ed il Presidente americano, già come fece ai tempi di Katrina, invita la popolazione a lasciare le proprie case delle aree più esposte, ed in queste ore è iniziato il biblico esodo di centinaia di migliaia di persone, che abbandono dietro tutto, nella speranza che l’uragano non distrugga i loro averi, le case, le speranze per il futuro.

I bollettini meteo informano sulla rotta che probabilmente seguirà il super uragano, la violenza che produrrà, le dimensioni in altezza dell’onda di tempesta: anche questo sarà un autentico tsunami di 22 metri che si abbatterà sulle coste e l’immediato entroterra, spazzando via ogni cosa, insieme ai venti terribili, capaci di radere al suolo un edificio isolato.

La stagione degli uragani 2005, già agli albori appariva di insolita violenza e produttività, probabilmente per scompensi e anomalie nella regione dei Tropici.

Fra i tanti motivi delle concentrazione in così breve tempo di eventi estremi, viene attribuita colpa al riscaldamento del Pianeta indotto dalle attività umane, proprio a quanto il Governo di Bush ha sempre negato correlazione con il galoppante stravolgimento causato dai cambiamenti climatici, che stanno stravolgendo le stagioni di tutto il Globo.

Che sia questa la causa degli uragani così violenti o un’altra, di certo gli americani non rimarranno immobili, focalizzeranno enormi risorse scientifiche per comprendere che cosa succede in Gaia.

Forse sono stati sottovalutati dai Paesi occidentali gli effetti del cambiamento climatico, forse perché siamo sempre più ricchi e possiamo comprare i prodotti della terra, anche se costano sempre più perché dipendenti dal clima che cambia.

Cambia il clima anche in Italia, cambia in tutta Europa. Le notizie di eventi estremi nel Pianeta sembrano più frequenti per l’abnorme presenza di fonti di informazione, ma sarà così? Il metro utilizzato per sondare il tempo del Globo ha maglie troppo allargate, come è possibile che il clima italiano venga monitorato da una manciata di 100/150 stazioni meteo censite dal NOAA su una superficie di oltre 300.000 kmq?

Servono maggiori investimenti nel settore della ricerca del clima, serve una collettiva sinergia, ma in Italia ed in Europa, mi pare, che siamo assai distanti da averla.

E così affronteremo il prossimo autunno italiano, con le piogge che qui o la cadranno violente, che causeranno alluvioni lampo senza preavviso alcuno, nonostante in Italia chi lavora nel settore, lo fa con dedizione, professionalità, ma tutto questo non è sufficiente, servono mezzi, radar meteorologici, software, tecnologia, preparazione.

Gli USA si trovano decisamente più esposti che l’Italia e l’Europa agli eventi estremi, ma anche nel Vecchio Continente si può avere grande cagione dalle burrasche, e la bibliografica ce lo rammenta.

In Italia la meteorologia necessità di una maggiore divulgazione, specie quella scientifica, i radar meteorologici presenti sono in gran parte oscurati, solo qualcuno è visibile con dati volutamente ritardati. I motivi sono molteplici, ma se tale consultazione avesse un costo, perché non renderlo pubblico con un listino evitando l’ormai inutile burocrazia? Ma su questi e altri aspetti, mi impegno di tornare qui a scrivere, perché nessuno ne parla.

Infine voglio dire, grazie America, grazie per l’incredibile disponibilità di mezzi che mette a disposizione di noi tutti, con decine di server e siti web, risorsa insostituibile anche per l’Italia per poter fare un’adeguata e capillare informazione.

PS.
Taluni lettori hanno manifestato disappunto per questo articolo, altri apprezzamento. Vorrei aggiungere che non ho alcun interesse politico da esibire nel Meteo Giornale (mai manifestata oggi e prima), nessuna teoria non finalizzata a dare al lettore informazione corretta che eviti denigrazione di qualsiasi popolo.

Purtroppo e con rammarico, leggo via e-mail talune affermazioni da parte di persone che non apprezzano l’informazione e denigrano le persone. Nella libertà di pensiero, accetto anche le critiche, ma non intendo rispondere alle offese.

L’articolo intende rappresentare un invito a porre maggiori risorse finanziare nella ricerca meteorologica, alla luce di eventi meteo di eccezionale rilevanza.

La prevenzione è un’ottima carta da giocare per il futuro, non dimentichiamolo, e gli Stati Uniti, offrono la maggiore quantità di risorse meteo e climatologiche del Pianeta, con limitatissime restrizioni, al contrario di una Europa che offre informazione meteorologica primordiale ed assolutamente inadeguata per una Civiltà come la nostra.

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