In svariate occasioni ci siamo occupati di proporvi studi che collegano l’aumento della temperatura globale del pianeta con una maggior frequenza di eventi meteorologici estremi.
Oggi vogliamo porre alla vostra attenzione un articolo pubblicato recentemente sulla rivista “Nature”, nel quale si discute delle implicazioni che l’aumento della temperatura combinata del pianeta (oceani+atmosfera) porterebbe nell’intensità degli uragani nel XXI° secolo. A detta degli studiosi ci sarebbe la possibilità che vada a crearsi un gradino in più sulla scala di riferimento dei cicloni tropicali: la categoria 6 (ora la Saffir Simpson arriva sino a 5).
Le aree più vulnerabili
Secondo questo studio, le zone più vulnerabili a questo tipo di fenomeno (senza dubbio dalla potenza distruttiva) sarebbero Tampa negli Stati Uniti, Cairns in Australia e la regione del Golfo Persico. Se le proiezioni climatiche condotte trovassero riscontro, nel 2100 le possibilità che questo tipo di uragani giganti si sviluppino crescerebbe di ben 14 volte (rispetto a oggi).
Il lavoro è stato condotto eseguendo diversi modelli meteorologici in cui sono stati introdotti dati d’atmosfera e oceanici proiettati nel futuro. A ciò sono state aggiunte situazioni meteorologiche del passato che potrebbero servire come riferimento per gli accadimenti futuri.
Nella baia di Tampa potrebbe svilupparsi un mega uragano da 830 millibar di pressione e venti fino a 374 chilometri all’ora. Le onde di marea associate a uragani di questo tipo potrebbero far salire il livello del mare di oltre 6 metri… Su Cairns le proiezioni suggeriscono onde di marea di 5,7 metri e di 4 metri su Dubai. Finora, la marea più alta registrata a Tampa fu causata da un uragano che nell’ottobre del 1921 devastò la zona.