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Uragani dalle caratteristiche simil-tropicali nel Mediterraneo? Più frequenti di quanto si creda

di Mauro Meloni
30 Ago 2011 - 17:42
in Senza categoria
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Un caso di TLC da intensità d'
L’eco lasciata dal passaggio di Irene negli USA ha fatto tornare all’attualità un interrogativo sicuramente importante: perturbazioni così intense, tali da poter degenerare fino ad uragano, possono accadere in Europa o sul Mediterraneo? Sono passati quasi 3 secoli da quando Ruggiero Boscovich, illustre uomo di Scienza e progettista dell’Osservatorio di Brera, scriveva come “sui nostri mari, alcune volte, si sono vedute sorgere tempeste somigliantissime ai spaventosi uragani d’America”. Insomma, quella delle figure perturbate cicloniche “stile tropicale” non sembra proprio essere una diretta conseguenza del recente surriscaldamento climatico, ma un fenomeno che probabilmente viene più da lontano.

Alcune considerazioni importanti devono valere come premessa: i “cicloni tropicali” nel Mediterraneo sono certamente più rari, più ristretti e dalla potenzialità molto meno distruttive rispetto ai veri e propri uragani tropicali. Inoltre, queste figure spiraleggianti si osservano evolvere in uno spazio relativamente ristretto di mare aperto, senza arrivare quasi mai a minacciare zone di terraferma. Le figure cicloniche di questo tipo sono chiamate attraverso l’acronimo TLC, entrato sempre più nel vocabolario comune di chi segue la meteorologia, che significa “Tropical Like Ciclones”, ovvero cicloni simili a quelli tropicali.

Questi fenomeni sono ancora oggi oggetto di studi ed approfondimenti, tanto che il termine TLC si è iniziato ad usare solo dalla fine degli anni ’90. Più recentemente, all’inizio degli anni 2000, è stata coniata la definizione di “Medicanes”, che racchiude due parole per descrivere la forma più rara intensa dei tipi di TLC nel Mediterraneo, ovvero i “Mediterranean Hurricanes”. Come accade per gli uragani tropicali, anche quelli sul Mediterraneo seguono la classificazione basata sulla Scala Saffir-Simpson, in base all’intensità del vento medio in prossimità dell'”occhio”.

Il fatto di essere denonimati TLC è legato proprio al fatto che sono nettamente diversi dai tipici “cicloni extratropicali”, i quali si formano continuamente tra l’Europa ed il Mediterraneo. La somiglianza con le tempeste o i tifoni tropicali si evince quindi da una serie di fattori: anzitutto essi sono caratterizzati internamente da un cuore caldo anche in quota ed inoltre sono caratterizzati da un meccanismo “barotropico” piuttosto che quello “baroclino” tipico dei cicloni extratropicali. Ciò significa che questo tipo di ciclone diventa autonomo ed è in grado d’alimentarsi col semplice contributo del calore latente fornito dal mare.

Questi profondi vortici ciclonici tropicali mediterranei si possono quindi formare principalmente nella stagione autunnale, essendo il periodo dell’anno in cui possono realizzarsi certe dinamiche perturbate con le temperature delle acque superficiali mediterranee ancora elevate ed in qualche modo favorevoli alla genesi di questi “mostri della natura” o bombe mediterranee. Va quindi monitorata con attenzione la temperatura del mare che, dopo questo finale d’estate così caldo, è salita anche sui bacini circostanti il nostro Paese. Nel caso in cui le anomalie termiche positive del mare dovessero protrarsi anche nelle settimane a venire, aumenterebbe il rischio d’assistere alla formazione di una spirale vorticosa così insidiosa. Non sono poi così pochi i casi documentati di TLC anche negli ultimi anni (talvolta si verifica anche più di un episodio stagionale), puntualmente ripresi dalle immagini satellitari.

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