In questi giorni i media di tutto il mondo, anche quelli italiani, hanno riportato le notizie delle devastazioni causate dagli uragani nello stato della Florida, negli Stati Uniti.
Dapprima Charley ed in seguito Frances hanno investito queste zone causando inondazioni, devastando le coste, provocando molti morti ed obbligando le autorità ad imporre l’evacuazione addirittura a centinaia di migliaia di persone.
Gli uragani sono enormi tempeste che si formano sopra le calde acque degli oceani tropicali, sono caratterizzati da una violenta circolazione ciclonica (i venti al suolo superano, a volte di molto, i 137 km/h) il cui perno è rappresentato da una area di pressione molto bassa, chiamata occhio.
Ma queste tremende manifestazioni della natura sono solamente l’espressione più eclatante di un fenomeno che ha un lungo cammino di preparazione.
Noi punteremo gli occhi proprio su questo lungo cammino di preparazione, osservandone la nascita, lo sviluppo, addirittura il “battesimo”, cioè il momento nel quale al sistema viene affidato un nome, ed infine ne seguiremo il progressivo spegnimento.
Lo strumento fondamentale per accompagnare questo cammino e rappresentato dal satellite meteorologico, che con i suoi strumenti è capace di seguire dall’alto l’andamento dei sistemi perturbati su tutto il globo.
Una buona parte degli uragani atlantici ha origine nelle coste africane. Naturalmente ben poco all’inizio lascia intendere la potenza distruttiva che possiederanno alcune settimane più tardi. All’inizio, infatti, il futuro terrore degli oceani altro non è che un’insieme di alcuni cluster temporaleschi che formano quella che viene chiamata onda tropicale, oppure disturbo o perturbazione tropicale.
L’evoluzione dell’onda tropicale dipenderà molto dalle condizioni che incontrerà nei giorni successivi: solo una piccola parte di esse infatti sarà in grado di degenerare in uragano. Noi ci armeremo di pazienza, abbandoneremo via via le onde tropicali “inconcludenti” fino a quando incontreremo quella maggiormente promettente.
Saliamo subito a bordo del satellite, poiché proprio una di queste “onde tropicali” si è formata ed ha già intrapreso il suo lungo viaggio verso ovest.
Nella parte destra dell’immagine che viene visualizzata, potete riconoscere le coste atlantiche africane ed a circa metà strada fra l’Africa e le coste americane, segnalata dalla freccia rossa, troviamo l’onda tropicale, costituita da alcuni cluster temporaleschi che già accennano ad una debole circolazione ciclonica. Possiamo osservare anche Ivan, l’uragano che minaccia le isole caraibiche e che si trova molto più ad ovest.
Il sistema che seguiremo sembra che stia seguendo proprio le tracce del suo fratello maggiore Ivan, dando segni di potenziamento. Per ora è in grado di provocare solo alcuni violenti rovesci di pioggia e non rappresenta alcuna minaccia per eventuali imbarcazioni che si trovano lungo la sua rotta. Nei prossimi giorni capiremo se questo è il nostro candidato ideale per il prossimo uragano atlantico.