La prima parte della stagione invernale
Questo mio articolo, vuole fare il resoconto di questo inverno 2004-2005, partendo dal suo stentato inizio e arrivando fino al suo probabile sfavillante epilogo. Sfoglieremo quasi come in un libro dei ricordi le illusioni e le delusioni, le sorprese e i disagi che questo singolare inverno ha portato alla vecchia Europa.
Partiamo da lontano. Il primo di Dicembre l’Europa aveva appena salutato i risultati di un precoce Stratwarming che nell’ultima settimana di Novembre aveva portato le prime copiose nevicate sull’est europeo, ed era dominata da tre principali figure che ne avrebbero condizionato il futuro fino al seguente Gennaio: un forte Anticiclone delle Azzorre, tranquillo di quinta su Gibilterra, un anticiclone russo dinamico presente nel comparto baltico, e una cocciuta depressione polare, anomala, in primis per i suoi valori termici stranamente alti e in secundis per la sua posizione, a cavallo fra l’Islanda e la Svezia.
L’Italia e tutta l’Europa centrale venivano dunque interessate da continui sbalzi pressori a seconda che prevalesse la prima figura o la seconda. Possiamo affermare che quello che sarebbe accaduto in Dicembre sarebbe stato ed è stato fortemente anomalo. Infatti continue pulsazioni dinamiche dell’Anticiclone Azzorriano verso nord portarono per tutto il mese a un protagonismo sfrenato del Vortice Polare (da qui in avanti contratto in VP) che diede vita a continue scorribande per l’Europa.
Quello strano VP
In Italia il VP fece la sua comparsa nel periodo prenatalizio senza portare però le nevicate diffuse tanto auspicate da tutti per passare un Bianco Natale; infatti pur se attivissimo sull’Italia e foriero di configurazioni bariche d’altri tempi, il VP portò nulla di più che una rinfrescata e nevicate solo sul Nord Ovest, essendo alimentato da aria più calda dell’auspicabile. Nel proseguo delle vacanze natalizie il VP ebbe una azione parossistica, con violentissime tempeste e alluvioni in tutta Europa. Dunque primo elemento di riflessione di questo inverno è stato questo anomalo VP caldo più vicino a una Semipermanente Islandese, ma più fredda di questa.
La Svolta
Secondo protagonista, che avrebbe caratterizzato le prime due decadi di Gennaio sarebbe stato l’Anticiclone Azzorriano che, complice l’indebolimento del VP, tentava di conquistare l’Europa senza grande successo, prima di esprimere il suo vero obbiettivo di questo inverno, cioè l’Islanda…
Ecco che arriviamo alla svolta. Siamo alla fine di Gennaio, e il l’inverno europeo è dominato dagli stessi protagonisti che lo avevano iniziato, con due importanti variazioni, l’inarrestabile erezione dell’Anticiclone Azzorriano verso l’Islanda e più su verso la Groenlandia, facilitato in questa sua evoluzione da continue onde di Rossby in pieno Atlantico; la conseguente discesa del VP “caldo al suolo” verso sud; l’incredibile solidità ad est (in Asia) di un potente, come mai negli ultimi tre anni, Anticiclone termico siberiano che avrebbe raggiunto livelli di pressione di 1055 hPa. Una configurazione del genere avrebbe predisposto un unico binario per la discesa del VP dritto dritto verso l’Italia.
Si poteva pensare che il VP sarebbe entrato da est come al solito imperversando sulle regioni adriatiche meridionali, invece il posizionamento dell’alta pressione dinamica azzorriana un po’ più a ovest, ne determinò la traiettoria più a ovest dalla Valle del Rodano. Fu l’inizio di un periodo che a più riprese portò nevicate sulle regioni tirreniche e adriatiche centrali fino a quote basse, ma soprattutto con quantitativi enormi, derivanti dalla maggiore energia accumulata dall’avvezione in pieno Mediterraneo e non sull’Adriatico o sullo Jonio, come si pensava.
Disagi fortissimi si sono avuti per l’impreparazione di ricevere un fenomeno così raro in zone di solito non privilegiate dalle traiettorie delle avvezioni più fredde. Bisogna a questo punto precisare, che vista la configurazione ben più marcato sarebbe potuto essere il fenomeno se il VP fosse stato quest’anno più freddo, o meglio con temperature al suolo più basse come avvenne nel ’56, ma la colpa di tutto ciò la vedremo in seguito parlando dell’ultima scena che reciterà l’inverno.
L’avvezione fredda che colpì le regioni dell’Italia centrale sarebbe durata tre settimane, con continue depressioni sul Tirreno inframezzate a periodi anticiclonici, molto labili, fra i quali va ricordato quello di matrice russa che portò deboli nevicate sulla Puglia e sul medio adriatico a cavallo di Carnevale.
La nevicata dell’anno
Abbiamo detto in precedenza che gli effetti pesanti subiti da buona parte della Penisola per questa configurazione, sarebbero potute essere epocali se non fosse mancato un protagonista, assente questo inverno: lo Stratwarming, cioè l’anomalo riscaldamento della stratosfera responsabile della formazione di alte pressioni in comparto polare con annessa discesa fredda verso latitudini meridionali.
Nel 1956, così come nel 1985 e in tutte le situazioni meteorologiche estreme della storia il protagonista è lui, l’unico in grado di raffreddare i bassi strati e di fornire quel bacino di freddo indispensabile a che irruzioni come quelle passate abbiano le caratteristiche dell’eccezionalità. La novità che ci accompagnerà nei prossimi giorni sarà proprio la presenza di questo lago gelido che finalmente scenderà ancora una volta assieme al VP verso l’Italia. I modelli ancora sono indecisi nel valutare la sua traiettoria, ma una cosa è certa: questo inverno, pieno di emozioni e di sorprese, ci vuole salutare con l’ultimo protagonista che ancora non aveva calcato la scena di questo meteodramma, quest’anno così pieno di protagonisti e di attori quasi dimenticati, cioè il gelo, quello vero, non frutto di configurazioni favorevoli, quello storico che lascia il segno nella memoria di tutti. Prepariamoci dunque a 48-72 ore in cui saranno possibili nuove nevicate, associate forse a forte vento, che porteranno problemi ma anche gioia a chi sa apprezzare lo spettacolo che solo la natura può dare.