Martedì 7 giugno ore 22,35 circa:
Ho ancora nella mente la splendida e prorompente bellezza di un mega cumulonembo che è scivolato sui crinali preappenninici ad est di Moricone nel tardo pomeriggio per poi pavoneggiarsi sui Castelli Romani complici gli ultimi raggi di sole che lo hanno arricchito all’ultimo momento di una tonalità rosata screziata di bianco. Se il tutto fosse stato affogato in brani musicali struggenti del tipo Richard Clayderman (tanto per dirne uno….) si sarebbe potuto ammirare anche il ciglio umido dei presenti.
Tiro un sospiro di nostalgia, spengo la luce e mi tuffo nelle braccia di Morfeo. Non credo che siano passati più di 20 secondi che un boato immane invade tutta la valle.
“Oddio, ci stanno bombardando…”. Invece niente invasione aliena. Era solo Nonno in carrozza (come lo chiamiamo noi Romani) che aveva aperto il concerto di mezzanotte con un assolo di grancassa. Da questo momento in poi sono saliti prepotentemente alla ribalta i “fiati” che hanno eseguito un pezzo famosissimo che li ha portati ai vertici delle hit parade di tutto il mondo: la famosa “aria notturna” per flauto e clarinetto. Vi giuro che è stato un successo. I flash dei presenti dall’alto dei loggioni illuminavano la notte a giorno mentre le note che svolazzavano nei stretti vicoli medioevali del mio paese riproducevano suoni ancestrali che solo pochi orecchi umani hanno potuto ascoltare mai. In un crescendo di note sempre più forte, i presenti hanno potuto ammirare le splendide scenografie allestite per l’occasione che quelle di Sanremo al confronto sembravano quelle delle mie recite alle elementari: uno sfolgorio di colori scintillanti e cromaticamente così conturbanti. Non potevo perdermi l’occasione per immortalare i protagonisti di quest’opera e quindi ho riesumato le mie macchine fotografiche che non vedevano la luce da diversi mesi. Sonnacchiose e quasi scocciate di essere state svegliate dal loro lungo letargo si sono tolte i tappi e hanno aperto i diaframmi per testimoniare l’evento di fine primavera. Eravamo tutti presi ad ascoltare le note, quasi rapiti dalla splendida esecuzione dei fiati che qualcuno, sicuramente non visto dalla sorveglianza, si è acceso imprudentemente una sigaretta e qui è successo il finimondo.
Il sistema antincendio, che funziona meglio di un orologio svizzero, è scattato quando si era nel massimo dell’orgasmo musicale. Il getto che fuoriusciva dagli ugelli delle cateratte si è riversato sui presenti ma soprattutto sui direttori d’orchestra che hanno cominciato ad andare da una parte all’altra creando scene di panico. Gli spettatori divertiti continuavano ad immortalare con i loro flash tutta questa baraonda finché anche loro inzuppati fradici non hanno potuto far altro che riporre le macchine ed andarsi a riparare. L’opera è stata così sospesa per impraticabilità del campo e rinviata a data da definire. Però comunque è stata una serata divertente. Il tour è continuato al sud Italia riscuotendo un discreto successo. Solo a Napoli c’è stato un calo delle presenze ma lì c’era Maradona che quando giocava era veramente tutta un’altra musica. In ogni senso.