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Tragica alluvione di Messina del 1° Ottobre 2009, una ferita ancora aperta

di Mauro Meloni
01 Ott 2012 - 17:15
in Senza categoria
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Terribile catastrofe alluvionale Era la sera del 1° ottobre 2009 quando piogge torrenziali si rovesciarono con estrema violenza nella costa ionica sud del messinese: Giampilieri Superiore, Scaletta Zanclea, Molino, Altolia furono i paesi maggiormente colpiti dall’alluvione che provocò la morte di 37 persone travolte dal fango. Tale evento fu la vera e propria punta dell’iceberg di un autunno contraddistinto da ricorrenti episodi di maltempo. La bomba d’acqua venne innescata da un vortice ciclonico mediterraneo giunto dalle Baleari: una violentissima cella temporalesca sfogò tutta la sua forza sul messinese jonico, per una situazione di fortissima convergenza fra le correnti sud/occidentali in quota e quelle sciroccali al suolo.

Frane e crolli si sono riversate nelle colline intorno alla città e in particolare a Giampilieri Superiore, una frazione a circa 20 chilometri dal capoluogo, rimasta isolata per diversi giorni. Qui si è concentrato il maggiore numero di vittime, il cui bilancio finale, tra morti accertati e dispersi, salì a ben 35 unità. Il nubifragio ha colpito con intensità d’alluvione lampo solo in una zona ristretta e pertanto i dati ufficiali di rilevazione meteo (Aeronautica Militare e Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano) non hanno granché aiutano a capire la reale portata del disastro: all’aeroporto di Messina sono caduti 71 millimetri.

Tuttavia, nelle zone effettivamente più colpite (immediato entroterra del versanti dei Peloritani) i dati confermano l’entità eccezionale dell’alluvione killer. Su Fiumendinisi (valle del Nisi, lato orientale dei Monti Peloritani) si erano misurati, nelle ore dell’alluvione, ben 159,2 mm. Fra gli altri dati registrati spiccano i 300 mm di Santa Margherita, i 220 mm di Santo Stefano Briga ed i 100 millimetri di Contesse. Maltempo meno rilevante sull’altro versante dello Stretto, in quanto sulla zona di Reggio Calabria sarebbero caduti fra i 40 ed i 60 millimetri di pioggia, a seconda delle diverse zone.

La furia della natura aveva evidenziato ancora una volta una politica del territorio scellerata. Si ricorda infatti che proprio Giampilieri era stata vittima di un’altra alluvione il 25 ottobre 2007, quando un’enorme colata di fango aveva invaso le vie cittadine causando danni per 500 milioni di euro, ma, in quell’occasione, nessuna vittima. I dati confermano come l’alluvione del 2007 non fu poi di intensitù così diversa: A Santa Margherita in quel 25 ottobre caddero 175mm, mentre a Fiumedinisi il pluviometro si fermò a 134mm.

A distanza di tempo questi eventi si ripetono, senza che siano fatti realmente interventi massicci sul piano della prevenzione, un male non solo della Sicilia, ma di tutta l’Italia: la vulnerabilità sul piano idrogeologico renderebbe necessario un progetto generale di messa in sicurezza delle aree più a rischio, che non sono poche. Dopo 3 anni, i lavori di ricostruzione sulle zone devastate procedono un po’ a rilento e la popolazione del messinese chiede giustizia, considerando che quest’alto rischio di dissesto idrogeologico era stato più volte denunciato da oltre 10 anni. L’inchiesta giudiziaria in corso procede tra molte difficoltà. Ogni volta che piove si rivive con l’incubo che possa capitare di nuovo, in quanto questo periodo autunnale è sempre ad altissimo rischio.

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