Stanno assumendo proporzioni apocalittiche le conseguenze del passaggio del ciclone Nargis in Myanmar. Martedì, il governo del Myanmar, attraverso la sua emittente radiofonica, ha aggiornato la stima delle perdite umane. Si presume che vi siano stati oltre 22000 morti, mentre i dispersi sono 41000 e i senzatetto quasi 1 milione. E’ distrutta al 95 per cento Bogalay, nel delta dell’Irrawaddy, la città più colpita dal passaggio del ciclone, sabato scorso. La maggior parte dei 190.000 abitanti di Bogalay sono ormai senzatetto. I morti accertati ammontano ad almeno diecimila, vale a dire a circa i due terzi del totale accertato finora a livello nazionale. La devastazione è stata dovuta soprattutto all’ondata di piena, alta 3,6 metri, che ha accompagnato il ciclone. Rimane ambigua la posizione della giunta circa le offerte di aiuto internazionale per affrontare l’emergenza. A quanto annunciato dal ministro per l’Assistenza sociale, le squadre di aiuti dall’estero saranno accolte con favore, ma dovranno negoziare con il regime il loro ingresso in territorio birmano. Per ora sembra che il via libera dei generali, seppur prudente, sia stato concesso solo alle agenzie Onu, i cui membri però aspettano ancora il visto. Il regime dei generali ha sempre considerato le Ong straniere come uno “strumento neocolonialista”. In occasione dello tsunami del 2004 aveva rifiutato i soccorsi dall’esterno, mantenendo la tradizionale linea di isolamento.
Con il proseguire dell’eruzione del vulcano Chaiten, nelle Ande, le autorità cilene hanno dovuto completare l’evacuazione della cittadina che porta lo stesso nome del vulcano. L’allerta massima è scattata alle 8.45 locali di martedì, quando si sono attivate le sirene di emergenza dopo che gli esperti avevano determinato l’incremento dell’attività del vulcano, con emissione di lava e fluido piroclastico. A Chaiten, 1300 km a sud di Santiago, 10 km dal vulcano, 4000 persone erano già state evacuate nel fine settimana, circa 400 erano rimaste in zona ma appunto sono state evacuate martedì. L’evacuazione si è svolta con ordine, anche se con la cittadina coperta da una densa nube di cenere. Evacuati anche i 1800 abitanti di Futaleufu, 70 km a sud di Chaiten.
Il vento continua a portare il grosso della cenere espulsa dal Chaiten nelle valli e nelle pianure sul versante argentino. A Esquel, città di 32000 abitanti, 2000 km a sudovest di Buenos Aires, distante poco meno di 100 km dal vulcano, alcune persone hanno lasciato di loro iniziativa la città ma le autorità, pur mantenendo lo stato di allerta, non hanno decretato alcuna evacuazione. Lunedì, a causa dell’intensità del vento, la cenere ha raggiunto anche la costa atlantica, riducendo fortemente la visibilità anche a Trelew e Puerto Madryn, i cui aeroporti sono rimasti chiusi come pure quello di Comodoro Rivadavia. Nelle prossime ore non si esclude che il vento sudoccidentale possa spingere la cenere fino a ridurre in modo significativo la visibilità anche nell’area di Buenos Aires.
Un violento temporale accompagnato da raffiche di vento fino a 70 km/h si è abbattuto lunedì su Nuevo Laredo, in particolare nel settore di ponente della città, situata nel nordest del Messico. Il nubifragio ha provocato l’allagamento delle strade cittadine, lo straripamento di due torrenti (con inondazione di una dozzina di abitazioni) e la mancanza di elettricità in molti quartieri cittadini. In soli 50 minuti, nel ponente cittadino sono caduti oltre 100 mm di pioggia, in centro 38.
Intense gelate in Nuova Zelanda martedì. Dunedin, nell’Isola del Sud, è scesa fino a -4,7°C, seguita a ruota da Invercargill, con -4,6°C. Sempre nell’Isola del Sud, -4,1°C a Queenstown, -3,6°C a Christchurch.
Rovesci e temporali hanno investito parte della Cina sudorientale questa settimana. Nella provincia di Guangdong, 246 mm di pioggia sono caduti a Gaoyao in 48 ore, tra domenica mattina e martedì mattina, ora locale.