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Tra i climi estremi sulla Via della Seta. La via del nord, obiettivo Samarcanda

di Massimo Aceti
14 Apr 2013 - 11:14
in Senza categoria
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Nella prima immagine Astrakhan durante il XVII secolo. Nella seconda il delta del Volga in estate.
tra i climi estremi sulla via della seta la via del nord obiettivo samarcanda 18931 1 2 - Tra i climi estremi sulla Via della Seta. La via del nord, obiettivo Samarcanda
Se in Europa tutte le strade portano a Roma, in Asia centrale tutte portano a Samarcanda. O perlomeno quelle sulla Via della Seta.

Prima che i grandi navigatori del Rinascimento tracciassero nuove rotte transoceaniche, un viandante europeo, spesso mercante, che avesse voluto raggiungere le terre del grande Impero Cinese, non avrebbe quasi potuto esimersi dal fare tappa nella millenaria città di Samarcanda. Pur tra le mille difficoltà imposte dall’aggiramento dei mari Nero e Caspio, e dall’attraversamento dei primi deserti dell’Asia Centrale, l’alternativa della navigazione di cabotaggio lungo le coste meridionali dell’Asia era infatti scarsamente praticata, e ancor meno varianti di terra più meridionali o settentrionali. Secoli dopo, questa via percorsa da mercanti, soldati, messaggeri e pellegrini, venne chiamata Via della Seta.

Samarcanda, fondata dai persiani ben 2700 anni fa, è una tra le più antiche città al mondo. Ha subìto nei secoli alterne dominazioni e fortune. Subì la conquista di Alessandro Magno e l’influenza ellenica, fu ripresa dai persiani, e successivamente, durante il Medioevo, venne invasa dagli Arabi. Saccheggiata dai Mongoli nel XIII secolo, tornò al grande splendore oltre 100 anni dopo grazie a Tamerlano, che la rese una delle più belle città dell’epoca, ma già in precedenza Marco Polo nel suo “Il Milione”, la descrisse come “grande e splendida città”. Seguì un periodo di decadenza, successivo allo spostamento a Bukhara della capitale dell’Impero Timuride, e solo con l’annessione all’Impero Russo prima, e come capitale uzbeka nell’URSS poi, visse un’ultima stagione di sviluppo. Grazie ai suoi splendidi monumenti, e al fatto di essere stata nei secoli l’ideale punto di incontro di culture così diverse, è oggi Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Ma facciamo un passo indietro, torniamo ai nostri mercanti-viaggiatori, che prima di arrivare a Samarcanda, tanta strada e tanti pericoli dovevano superare. Tra questi, anche le alterne vicende climatiche e le loro possibili estreme manifestazioni potevano mettere a repentaglio i beni trasportati e la vita stessa.

Si è detto che le strade per arrivare a Samarcanda erano diverse, la più settentrionale partiva dal bacino del Volga, nelle vicinanze dell’attuale Volgograd. La città, nota anche come Stalingrado, fu fondata solo nel XVI secolo, ma il Volga era già in precedenza un’importante via di comunicazione tra il Mar Baltico e il Mar Caspio, e sulle sue sponde sorgeva l’antica Saraj, da dove avevano inizio i viaggi verso l’Oriente.

Il clima di Saraj non doveva essere troppo diverso da quello dell’odierna Volgograd. Freddissimo in inverno (minime medie attorno ai -10°C e record sotto i -30°C) e con la superficie del Volga che ghiaccia regolarmente, grazie alla latitudine abbastanza meridionale, risente rapidamente della salita sull’orizzonte del sole, e il disgelo inizia già nel corso di marzo, per completarsi in aprile.

Il passaggio dall’inverno all’estate è molto rapido: tra aprile e marzo ci sono oltre 10 gradi di differenza, tra maggio e aprile altri 7. La primavera ha una fortissima variabilità climatica, si alternano situazioni meteorologiche ancora pienamente invernali, che possono presentarsi anche in aprile (ma le gelate possono protrarsi fino a maggio), a causa delle ultime scorribande dell’Anticiclone Siberiano, o per affondi che giungono dall’Artico; alle prime grandi irruzioni calde che giungono dall’Asia Minore e che possono portare le temperature a sfiorare i 30 gradi in aprile e a superare i 35 in maggio, con repentini sbalzi termici. Per la serie: come mi vesto stamattina?

L’estate si afferma definitivamente in giugno, mese in cui, insieme a luglio e agosto, la temperatura può anche superare i 40 gradi. Con settembre inizia il percorso inverso rispetto alla primavera: le temperature calano rapidamente, e a ottobre, sebbene all’inizio possa fare ancora piuttosto caldo (record di oltre +30°C), dopo metà mese inizia a gelare frequentemente e può già venire molto freddo (record sotto i -10°C), ma è con novembre che inizia l’inverno. Non piove o nevica molto a Volgograd, ma lo fa relativamente spesso. In inverno, tra novembre e marzo prevalgono le nevicate, in genere di modesta entità. Soprattutto tra dicembre e febbraio nevica molto spesso, all’incirca due giorni su tre, ma nella maggior parte dei casi si tratta di nevischio che scende dal cielo nebbioso. E’ un clima umido in inverno come in estate, anche a causa della presenza del fiume, umidità che fa gelare il corpo quando fa freddo, e che accentua la sensazione di afa durante la stagione calda.

Quando partire da Volgograd verso oriente? Oggi ogni giorno andrebbe bene, con un aereo Samarcanda sarebbe raggiungibile in poche ore, ma all’epoca, quando occorrevano settimane se non mesi? Una partenza a primavera avanzata avrebbe esposto il viaggiatore all’attraversamento delle aride terre uzbeke in compagnia di un clima già torrido, per contro, una troppo anticipata, avrebbe incontrato i gelidi rigori della steppa. Bel dilemma!

In ogni caso prima o poi si sarebbe dovuti partire, con successiva tappa ad Astrakhan (o Astrahan).

Un viaggio breve, a seguire verso sud il corso del Volga, fin quasi alla foce nel Mar Caspio. E’ qui, sotto il livello del mare nel mezzo della depressione caspica, che sorge Astrakhan, tra il grande delta del maggiore tra i fiumi europei, in un terra che odora già d’Asia, e dove troviamo le medesime caratteristiche climatiche di Volgograd, ma accentuate verso il caldo. Inverni più variabili, dove a periodi di terribile gelo (minime assolute sotto i -30°C) se ne alternano altri più miti (massime assolute superiori ai +15°C), primavere che si fanno subito calde, con le gelate che si riducono già nel corso di marzo e diventano quasi rare in aprile, quando di giorno si cominciano a superare regolarmente i 20 gradi. Anche qui la progressione verso l’estate è impressionante, +6 gradi da febbraio a marzo, +9 da marzo ad aprile, +7 da aprile a maggio, e la transizione si completa definitivamente in giugno. Le estati sono molto calde, più afose che torride, di giorno le temperature rimangono quasi sempre sopra i 30 gradi e possono arrivare eccezionalmente a 40 (record +41°C), non piove quasi mai, e quando lo fa è per l’arrivo di rinfrescanti fronti da nord che innescano temporali.

-6, -8, -9, sono i gradi che si perdono da settembre a novembre, e che traghettano dalla infuocata estate al gelido inverno. L’unica costante durante tutto l’anno è l’aridità. Ad Astrakhan piove pochissimo, circa 200 mm in tutto l’anno, un po’ più in estate come quantità ma un po’ meno come frequenza. D’inverno domina la stabilità dell’anticiclone, e le perturbazioni atlantiche non hanno la forza di arrivare così ad est; in estate manca quasi sempre la miccia per innescare i temporali.

Negli ultimi anni Astrakhan ha vissuto sia mesi eccezionalmente freddi che eccezionalmente caldi. Tra i primi bisogna annoverare il gennaio 2006, uno dei mesi più freddi nella storia per la Russia meridionale, e in cui ad Astrakhan si sono misurate ben dieci minime e due massime sotto i -20°C. Febbraio 2012 è stato altrettanto gelido e con -33.8°C ha stabilito il record di freddo della città. All’opposto luglio 2010, come in gran parte della Russia europea, è stato terribilmente caldo. La temperatura ha superato per quattro volte i 40 gradi, fermandosi a +40.9°C, ad un decimo dal record assoluto di caldo, e non c’è stato un giorno in cui non abbia raggiunto almeno i 31 gradi.

Tutto sommato, eccezioni a parte, in qualsiasi stagione dell’anno Astrakhan poteva rappresentare un buon luogo per “ricaricare le pile” dei viandanti prima del grande viaggio lungo la Via della Seta, la continentalità e gli estremi del suo clima, come per Volgograd, per quanto molto accentuati, sono infatti minori rispetto a quelli che è usuale incontrare più ad est, nelle terre dell’Asia Centrale.

E che noi affronteremo nel prossimo articolo che ci porterà, finalmente, a Samarcanda!

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