E’ stato radicale il cambio di circolazione avvenuto passato il giro di boa di febbraio. Se fino al giorno 15 del mese in corso le correnti prevalenti erano quelle settentrionali, apportatrici di freddo intenso specialmente sui settori orientali della Penisola, negli ultimi giorni abbiamo assistito alla rivalsa delle correnti atlantiche, ad una fase spiccatamente zonale ben prevista da giorni dai modelli matematici.
Sono diversi i fronti che si sono succeduti, via via più intensi, fino ad arrivare a quello che ieri ha provocato un marcato maltempo sul Nord Ovest. Pioggia e neve si sono alternati su Piemonte, Lombardia e Liguria, imbiancando finalmente le Montagne Olimpiche. In Piemonte la neve è caduta fino al piano, nelle province di Torino, Asti ed Alessandria ed è caduta fin nelle valli Bormida, Stura e Scrivia dell’entroterra savonese e genovese, e nella città di Aosta.
Gli accumuli di pioggia od equivalente neve fusa sono stati di 14 mm ad Aosta, di 18 a Torino e Milano, di 23 a Genova, di 30 al Passo dei Giovi, di circa 40 a Novara, di 50 all’aeroporto della Malpensa, di 78 al Colle di Tenda (cuneese). Precedendo verso est troviamo via via accumuli sempre minori, pari a circa 10 mm a Piacenza, Bergamo e Pisa, a circa 5 mm a Brescia, fino ad accumuli irrilevanti nella Pianura Veneta.
E’ il secondo rilevante passaggio atlantico di questa seconda metà di febbraio e, al contrario del primo, che aveva fatto piovere maggiormente sul settore dell’estremo levante ligure e dell’Alta Toscana (punte di 200 mm sulle Alpi Apuane), e sul Golfo di Trieste, ha portato i maggiori benefici in termini di pioggia sul Nord Ovest. Una tempesta atlantica a tutti gli effetti, con pioggia (o neve) accompagnata anche da tuoni e fulmini, da forte vento. Raffiche fino a 75 km/h si sono avute su Genova, ma vento intenso si è avuto anche a Roma, Alghero, Rimini, Pescara, persino a Milano si sono raggiunte raffiche di 50 km/h.
Dal punto di vista termico gli influssi del mite Atlantico sono stati molto evidenti. La seconda decade del mese è infatti tornata in norma rispetto al periodo 1961/90, mentre fino al giorno 15 l’anomalia negativa era di quasi 2 gradi. Un recupero molto rapido che sta riportando in norma anche l’intero mese di febbraio, che permane ancora di 0.5°C più freddo rispetto alla media climatologica.
E’ stato il settore adriatico a beneficiare maggiormente dei venti atlantici, a causa dell’effetto föhn che essi subiscono scendendo dalle creste dell’Appennino. Così le temperature hanno più volte superato i 20°C a Pescara e Termoli, mentre nella solitamente fredda L’Aquila il termometro è salito fino a +14.9°C. Nei settori interni del Nord Ovest il cuscino freddo ha invece resistito all’attacco dei venti dell’Ovest, rendendo possibili le nevicate fino al piano di ieri (favorite peraltro anche dai temporali).
E’ il primo periodo mite duraturo di tutto l’inverno. Era dal 20 novembre che le temperature, salvo brevissimi periodi, rimanevano sotto la norma pluriennale. La seconda decade di febbraio si candida a diventare oltre alla mediamente più piovosa dell’inverno in corso, anche la prima termicamente sopra media.