Il divieto dei CFC (clorofluorocarburi) è stato adottato proprio per risolvere il problema del buco dell’ozono sopra l’Antartide. In effetti sono stati fatti notevoli progressi negli ultimi 15-20 anni, ma siamo ben lontani da una soluzione completa. I composti chimici artificiali responsabili della distruzione dell’ozono sono in progressiva flessione a causa del divieto internazionale in vigore da molti anni, ma queste sostanze presenti in atmosfera necessitano di molti decenni prima di essere smaltite e quindi continuano a fare danni. Considerando tutto, ci vorranno almeno altri vent’anni prima che queste sostanze scompaiano, così da consentire la chiusura di una “ferita” sempre pericolosa.
La notizia, apparentemente allarmante, riguarda il fatto che l’ultimo picco annuale del Buco dell’Ozono è stato raggiunto lo scorso 12 settembre, quando ha raggiunto una superficie totale di 16 milioni di chilometri quadrati. Si tratta di un livello più alto della norma degli ultimi anni ed il nono più alto nella classifica statistica. Lo hanno stabilito i dati raccolti dai satelliti spaziali americani e diffusi dalla NASA e dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), ma anche tutti i palloni sonda ed i sensori fatti salire in atmosfera.
Le oscillazioni cicliche nell’espansione e riduzione dello strato d’ozono in Antartide dipendono dalle variazioni stagionali dell’attività solare: durante la primavera antartica (agosto e settembre), il Sole torna a splendere dopo il lungo periodo di buio, riattivando una serie di reazioni che coinvolgono le sostanze chimiche imputate nella formazione del buco dell’ozono. Sono proprio i processi chimici catalizzati dalla luce che scindono le molecole di ozono nella stratosfera, assottigliandone lo strato.
Il freddo notevole nella stratosfera, ben superiore alla norma, avrebbe contribuito in modo determinante all’espansione così significativa del buco dell’ozono. Secondo gli esperti del Centro Goddard della NASA l’evento rientra comunque nella gamma di oscillazioni cicliche di alti e bassi, tenendo conto dei livelli di sostanze chimiche ancora presenti nell’atmosfera. E’ sempre utile rammentare che lo strato di ozono stratosferico è fondamentale per schermare la Terra dalle radiazioni ultraviolette, che hanno effetti dannosi sul DNA degli organismi viventi.
La presenza dei vari inquinanti prodotti dall’uomo ha profondamente alterato i naturali meccanismi di formazione e degradazione dell’ozono stratosferico. L’aspetto curioso di quanto avvenuto sull’Antartide è che un analogo evento si era avuto qualche mese fa anche nell’Artico, proprio durante gli inizi della primavera nell’Emisfero Boreale: le temperature insolitamente più fredde della media in stratosfera avevano contribuito ad assottigliare in modo eccezionale lo Strato d’Ozono. D’altronde, il Buco dell’Ozono nell’Artico è sempre stato ben meno importante rispetto a quello dell’Antartide, proprio per i fattori legati al fatto che la Stratosfera sopra l’Artico non si raffredda con la stessa intensità di quanto avviene al Polo Sud.