E’ gravissimo, purtroppo non definitivo, il bilancio delle vittime causate dal passaggio del tifone Haiyan: si parla di almeno 1200 vittime, di cui ben 1000 si concentrerebbero nella sola città di Tacloban e 200 nella provincia di Samar. Le comunicazioni restano ancora interrotte nella zona centrale del Paese e per questo vi è difficoltà a quantificare il numero esatto di possibili vittime. Una vera e propria strage, come si temeva e non poteva essere diversamente, dato che si è trattato del tifone dei record, il più violento che abbia mai colpito le Filippine, un paese comunque già di per sé vulnerabile a queste tempeste killer (Hayian è stata infatti la 24esima tempesta di questo 2013).
Città e villaggi completamente rasi al suolo: questo è lo scenario catastrofico che appare il giorno dopo, nell’ambito di un livello di distruzione così estremo da poter essere paragonabile a quello dopo lo tsunami del 2004, in territori così sfortunati che tra l’altro di recente, nel mese di ottobre, avevano subito anche un forte evento sismico. Fortunatamente oltre mezzo milione di persone ha potuto trovare riparo nei centri d’evacuazione, ma gran parte di questi non ha più una casa. Per una tragedia simile bisogna tornare indietro al 2001, quando il tifone Washi nelle Filippine provocò 1.200 morti e 300 mila sfollati, distruggendo oltre 10 mila case. Ora l’allarme si sposta verso Vietnam e Cina.