La Thailandia è scossa dalle più gravi inondazioni che si ricordino negli ultimi 50 anni, provocate in parte dalle pesanti piogge monsoniche, che sono state superiori del 30-35% rispetto alla media annuale: la situazione è grave da moltissime settimane su parte delle zone centro-settentrionali del paese (almeno un terzo di tutta la nazione è in ginocchio). Da metà luglio si contano oltre 380 vittime, mentre la popolazione coinvolta dagli effetti catastrofici dell’evento alluvionale è pari a ben due milioni e mezzo. Negli ultimi giorni l’emergenza ha raggiunto anche la Capitale Bangkok, con l’acqua che ha allagato alcuni quartieri periferici, soprattutto quelli a sud, risparmiando fortunatamente (almeno per il momento) il cuore centrale finanziario dell’area urbana.
L’allerta si manterrà massima per tutto il week-end sulla Capitale: il fiume Chao Praya, la cui piena lo ha portato a 2,4 metri sopra il livello del mare, è a solo 10 centimetri sotto gli argini, mentre l’alta marea dal Golfo di Thailandia ostacolerà il deflusso delle acque. Secondo le ultime stime qualcosa come 1,2 miliardi di metri cubi d’acqua, il volume di circa 480.000 piscine olimpiche, potrebbero dilagare dalle pianure centrali nelle prossime ore verso la Capitale. Le autorità hanno ordinato l’evacuazione dei distretti di Don Muang, Bang Phlad e Thawi Wattana. Le inondazioni hanno raggiunto i 2,4 metri presso tempio buddista di Wat Puranawas, abbandonato in tutta fretta da monaci e sfollati.
Per facilitare l’esodo dei quasi 12 milioni di abitanti verso la costa ed i centri turistici, il Governo ha proclamato cinque giorni di vacanza, mentre campi profughi sono stati allestiti nelle province di Kanchanaburi, Suphan Buri, Ratchaburi, Phetchaburi e Chon Buri. Sulla principale strada in uscita dalla capitale in direzione sud, zona risparmiata dalle inondazioni, si registra un traffico intenso. Molte persone sono dirette alle cittadine costiere di Hua Hin e Pattaya, dove è difficile trovare stanze d’hotel e case da affittare.
La situazione dovrebbe comunque tornare alla normalità entro qualche giorno, con un previsto abbassamento dei livelli delle acque già nei primi giorni di novembre, se le soluzioni adottate riuscissero a limitare i danni. Attualmente lo scenario sembra migliore del previsto e soprattutto appare scongiurato il rischio paventato solo qualche giorno fa dalle autorità governative, ovvero che la Capitale poteva rimanere in preda all’alluvione addirittura per un mese.
Le scorte d’acqua sono la preoccupazione più grande, mentre cresce la paura per gli avvistamenti di coccodrilli nelle acque in particolare nella provincia di Nonthaburi, che si trova a Nord della capitale. Destano preoccupazione inoltre le acque inquinate e i rifiuti: le alluvioni hanno causato la contaminazione di alcuni bacini idrici che forniscono acqua potabile e allo stesso tempo diventa sempre più difficile smaltire le immondizie, con il rischio concreto di epidemie nelle prossime settimane.