Il sisma di magnitudo 4.2 della scala Richter, che il 25 aprile ha scosso l’area in provincia di Campobasso, non rientra nella sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016 sull’Italia Centrale. Si tratta di un evento del tutto nuovo, un terremoto tutto da studiare che incute un po’ di apprensione.
L’evento ha sorpreso i geofisici perché in quell’area la casistica indica che non si registrano eventi particolarmente disastrosi. Il precedente terremoto, quello del 2002, si era verificato un po’ più a sud ed era stato un po’ più forte dell’attuale, destando sempre stupore per la stessa ragione.
Si tratta quindi di una zona nuova: dalle prime sommarie valutazioni il sisma appartiene alla stessa faglia del 2002, con ipocentro profondo oltre 30 chilometri. La faglia segue un comportamento diverso rispetto ai terremoti della sequenza di Amatrice perché è molto più profonda e segue un movimento orizzontale.
Il movimento tipico delle faglie coinvolto nella sequenza iniziata il 24 agosto in Italia centrale è invece di tipo estensionale, avviene cioè una sorta di “stiramento”. La struttura ora coinvolta sembra andare in direzione est-ovest
Finora l’area era giudicata tra le meno attive dell’Appennino mentre i sismi più forti del passato si sono verificati verso Campobasso e verso il Gargano. La zona appartiene alla placca adriatica che nel suo lento movimento si inabissa da una parte sotto l’Appennino e dall’altra sotto i Balcani.
Dopo il sussulto più intenso sono seguite una quindicina di repliche tutte inferiori alla magnitudo 3. La situazione geologica della Penisola è in continua evoluzione e anche zone finora non considerate rischiose, come in Molise, possono risvegliarsi manifestando una sismicità imprevedibile nella sua intensità.
Se altre repliche si aggiungeranno forniranno elementi ulteriori per conoscere meglio quanto è avvenuto sul sottosuolo molisano. Si spera che la sismicità non vada oltre il livello registrato, anche se non si può completamente escludere.