Sono trascorsi 365 giorni da uno degli eventi meteo più potenti e distruttivi della storia dell’ultimo secolo, ribattezzata come la Tempesta Vaia che colpì più pesantemente il Nord-Est d’Italia e soprattutto l’area montana tra Veneto e Trentino Alto Adige.
Era il 29 ottobre quando si stava consumando la fase clou di una delle tragedie ambientali più devastanti. A seguito di piogge persistenti portate da una forte perturbazione atlantica, si innescò uno scirocco violentissimo, che provocò la caduta di circa 14 milioni di alberi tra Lombardia, Trentino, Veneto e Friuli.
Vennero distrutte decine di migliaia di ettari di foreste alpine, con il paesaggio che venne letteralmente sconvolto. Un anno dopo la tempesta, si è potuto rimuovere mediamente appena il 15% del materiale disponibile per la totale assenza di una regia unica per il recupero delle foreste abbattute.
Quelli che un anno fa erano boschi di un verde eterno, ora i rami marciscono nel grigio del fango. Molte tonnellate di legno ritirato vengono imbarcate persino per la Cina, con il prezzo del legname inevitabilmente crollato. Si vende a un quarto o un quinto del prezzo normale.
La violentissima bufera di scirocco, in risalita dall’Adriatico, impattò verso i contrafforti alpini, raggiungendo punte di raffiche oltre i 200 km orari e fino a 217,3 km/h sul Passo Rolle, in Trentino. Picchi di 204 km/h si raggiunsero anche sull’Appennino Tosco-Emiliano, nel comprensorio del Monte Gomito.
L’evento meteo fu giudicato per certi versi paragonabili a quel che accadde nello storico novembre 1966. Oltre al vento, ci furono tremende alluvioni per piogge persistenti derivanti dall’impatto delle correnti di aria mite ed umidissima afromediterranea verso i rilievi alpini e prealpini.
In tre giorni caddero la bellezza di 715 millimetri di pioggia nella località di Soffranco, nel bellunese. Nemmeno nel 1966 si era arrivati a tanto. Ancor più clamorosi gli 870 mm di Forni di Sotto, sulle Prealpi Carniche. Questo mix micidiale di vento e pioggia danno l’idea del disastroso evento abbattutosi nel Triveneto.
Si ebbero quasi 3 miliardi di euro di danni tra patrimonio boschivo e beni materiali. In alcuni pendii si venne a generare il cosiddetto effetto “galleria del vento”, con la porzione più alta che ha mantenne intatto il profilo boschivo mentre la parte inferiore verso il fondovalle venne raso al suolo ogni singolo albero.
La tempesta Vaia si fece sentire anche su altre regioni d’Italia. In particolare una squall line lineare temporalesca colpì l’intera costa tirrenica, dalla Liguria al nord della Sicilia. Un devastante downburst devastò l’area di Terracina. Questi stessi temporali colpirono prima la Sardegna, con devastanti grandinate e tre tornado.
Intense mareggiate di scirocco provocarono danni ingenti soprattutto in Liguria. A Rapallo duecento imbarcazioni finirono sbattute con violenza sui frangiflutti, sollevate da onde alte anche 10 metri. Decine di scafi finirono addirittura in mezzo alla strada.
La causa di tanta violenza è stato l’arrivo di un’intensa perturbazione su un caldo Mediterraneo, che l’ha intensificata ulteriormente con una depressione esplosiva che raggiunse un minimo sotto i 980 hPa a ridosso del Nord-Ovest. Un evento eccezionale che nessuno spera di dover rivedere in futuro, ma che può ripetersi.