L’isola di Kyushu sarebbe l’area in assoluto più a rischio, ma ceneri e gas potrebbero diffondersi rapidamente fin su Tokyo e Osaka portando a rendere invivibile l’intero Giappone. Questo scenario così agghiacciante è stato tracciato in uno studio pubblicato da alcuni esperti dell’Università di Kobe, che ha destato notevole impressione in tutto il paese attraverso i principali organi d’informazione. Secondo questa ricerca, esisterebbe una possibilità dell’1% nell’arco di un secolo che il Giappone possa essere colpito da una colossale eruzione vulcanica tale da determinare uno scenario davvero catastrofico. Il fatto che possa delinearsi uno scenario di distruzione deriva dal precedente della caldera Kikai, che eruttò 7.300 anni fa: ci vollero qualcosa come mille anni prima che insediamenti umani potessero riformarsi sull’area devastata dall’eruzione.
I ricercatori hanno analizzato la portata e la frequenza delle 4.500 eruzioni vulcaniche avvenute in Giappone negli ultimi 120 mila anni che abbiano emesso almeno 100 miliardi di tonnellate di materiale: la possibilità dell’eruzione di un supervulcano (tipo Yellowstone o quello della Valsesia attivo 290 milioni di anni fa) sarebbe quindi pari all’1 per cento nei prossimi cento anni, ma potrebbe avvenire un qualsiasi momento. D’altronde, basti ricordare quel che è accaduto lo scorso settembre, con l’improvvisa eruzione del vulcano Ontake, che non era certo attesa ed ha causato 60 vittime. Eruzioni ancora più gigantesche, con l’emissione di mille miliardi di tonnellate di materiale, hanno una possibilità dello 0,25% in cento anni. In Giappone si trovano ben il 7% del totale di vulcani che sono entrati in eruzione negli ultimi 10 mila anni nel mondo.