CO2 DA RECORD IN ATMOSFERA – Giovedì 9 maggio gli scienziati dell’osservatorio di Mauna Loa (Hawaii) hanno annunciato che le apposite strumentazioni hanno visto l’anidride carbonica nell’aria raggiungere livelli eccezionali. La concentrazione atmosferica di anidride carbonica ha temporaneamente superato i 400ppm (parti per milione) per alcune ore. Il record era nell’aria, come avevamo già preannunciato alcuni giorni fa (leggi qui). L’anidride carbonica, ha così superato un limite simbolo, mai toccato da quando esistono le rilevazioni atmosferiche. Si tratta di un livello che è comunque destinato a oscillare nel corso dell’anno: scenderà durante l’estate, quando le foglie torneranno a crescere sugli alberi nell’emisfero settentrionale, mentre tornerà a crescere durante l’inverno. La stazione di Mauna Loa ha cominciato le sue rilevazioni nel 1958. All’epoca, la prima misurazione mostrò una concentrazione di anidride carbonica di 315 parti per milione – il che significa che, per ogni milione di molecole d’aria, 315 sono di anidride carbonica. Da allora la concentrazione è aumentata in maniera costante, secondo quella che gli scienziati chiamano “curva di Keeling”.
ANIDRIDE CARBONICA MAI COSI’ ALTA DA 3 MILIONI D’ANNI – La CO2 è ritenuta una delle principali cause del riscaldamento terrestre. Si tratta infatti di un tipo di gas trasparente per le radiazioni solari che arrivano sulla Terra, ma riflettente per quelle che rimbalzano sulla superficie e pertanto una maggiore quantità di calore viene trattenuta nell’atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale del Pianeta. Grazie allo studio di bolle d’aria intrappolate sotto i ghiacci antartici, gli scienziati stimano che negli ultimi 800 mila anni la quantità di anidride carbonica nell’aria abbia oscillato tra le 180 parti per milione, durante le ere glaciali, e 280 nei periodi più caldi. Secondo alcune stime, è da almeno 3 milioni di anni che la concentrazione non superava le 400 parti per milioni. In realtà picchi oltre le 400 ppm erano già stati raggiunti in passato, ma solo come medie orarie. Il dato di giovedì 9 maggio ha mostrato per la prima volta una media giornaliera superiore alle 400 ppm (400,04 per la precisione). Greenpeace, di fronte a questi dati, lancia l’allarme sulla dipendenza energetica dalle fonti fossili che, dovesse continuare ad essere perpetrata in futuro, porterebbe il cambiamento climatico verso un punto di non ritorno.