Sicuramente molti di noi conoscono la nascita di una corrente a getto, ovvero JS. Questa si pone, per migliaia e migliaia di km, tra una zona/fascia polare fredda ed una sub-tropicale più mite. Da questa differenza di temperature e masse d’aria, si genera una corrente a getto che si colloca mediamente tra i 10.000 ed i 13.000 metri di quota.
Teoricamente possiamo dire che sopra questa corrente, in seguito ad un repentino e forte riscaldamento stratosferico, tra i 70 e i 30 hPa, venga esercitata una pressione molto forte e debba necessariamente esserci un effetto baroclino verso gli strati più bassi dell’atmosfera. Ma non è sempre così, o perlomeno non è di facile interpretazione.
Analizzando le correnti ad alta quota ed interfacciando esse con quelle sottostanti, frutto di un determinismo molto generoso, si colgono delle grosse incongruenze: il JS lavora in maniera quasi indipendente rispetto alle correnti nella medio alta tropopausa.
Detto questo non possiamo che prendere atto che: per un trasferimento di una massa d’aria molto fredda, in partenza dai 70 hpa, questa deve necessariamente affrontare tre substrati, substrati che nella totalità dei casi, riescono a deviare la massa fredda che, apparentemente mostra importanti aspetti baroclini, in una direzione totalmente opposta a quella che, teoricamente, ci aspettavamo.
Quindi teorizzando una persistenza reale di correnti a 500 hpa, quasi avverse alle condizioni di partenza di uno SW, possiamo enunciare che questi (SW), quasi certamente non avrà alcun effetto “pesante” sul bacino del Mediterraneo. Esso, con grande probabilità, verrà traslato oltre Alpe con maggior incidenza tra i Pesi Finnici e la Gran Bretagna.
Sicuramente, per ottenere una condizione assolutamente più precisa, dovremmo attendere ancora qualche giorno, ma, ciò nonostante, il “grosso” si sta consumando, giorno dopo giorno, sotto i nostri occhi.
Soluzione?
Non penso, in quasi assoluta certezza, che siamo noi i destinatari di cotanta “manna”!