Da tempo si parla che nella stratosfera qualcosa comincia a muoversi. Se osserviamo varie mappe, possiamo dire che un inaspettato riscaldamento stratosferico potrebbe annunciarsi fin dalla metà di dicembre. Dopo, e lo dicono autorevoli esperti in materia, potremmo assistere ad una “rotture” del Vortice Polare.
Se questo dovesse accadere, quali sono gli effetti che potrebbero manifestarsi? Ogni inverno se ne parla, e pure quest’anno, che pare però stia prendendo piede anticipatamente. Dobbiamo ricordare che stiamo parlando del Vortice Polare Stratosferico e delle temperature nella Stratosfera, dove il livello di riferimento è la quota isobarica di 10 hPa. Dopo aver osservato l’evoluzione della temperatura media nell’area compresa tra i paralli 90°N e 65°N, possiamo dire che dai livelli minimi raggiunti a metà novembre è iniziato un progressivo rialzo. Questo succede a 10 hPa.
A quote ancora più alte, tipo 5 hPa, il rialzo è ancora più intenso e potrebbe aver stabilito un nuovo record.
Sempre secondo autorevoli centri di calcolo, verso metà mese il processo potrebbe sfociare in un riscaldamento stratosferico improvviso, e le conseguenze sul Vortice Polare non si farebbero attendere. Si avrebbe sicuramente un indebolimento, tuttavia permangono ancora dubbi sull’intensità dell’evento e sui suoi effetti a livello di circolazione atmosferica.
In caso non dovesse risultare così intenso, causerebbe uno spostamento del VP. Dobbiamo tuttavia aggiungere alcuni elementi di riflessione. Secondo alcune proiezioni, i venti zonali a 10 hPa dovrebbero diminuire parecchio o addirittura scendere sottozero, decretando l’inversione, ed i venti stratosferici diverrebbero orientali.
Con quest’ultima ipotesi, per capirci, è l’evento estremo per eccellenza, ed è quello che ha i maggiori effetti in troposfera, ovvero i bassi piani dell’atmosfera. Sono effetti che potrebbero tradursi in massicce ondate di freddo, o anche gelo, o semplicemente burrasche invernali ripetute, violente e in estensione per latitudini temperate.