Non è ragionevolmente credibile un episodio di gelicidio di tali proporzioni a Genova. Sì, perché il capoluogo ligure questa mattina si è svegliato sotto una sottile e infida coltre ghiacciata, verglas puro e lucido che ha coperto i marciapiedi e le strade (spesso in salita/discesa), che ha ricoperto gli alberi, che si è depositato sui tetti di ardesia delle case, e i cui candelotti penzolano pericolosamente dai cornicioni e dai balconi.
E perché, in queste proporzioni, a memoria d’uomo non era mai accaduto.
Si ricorda l’episodio del 1° marzo 1986, quando dopo una mite giornata di pioggia, la temperatura crollò durante la notte gelando la pioggia depositata al suolo, ma complice la stagione avanzata, a metà mattina il ghiaccio si era ormai sciolto, e in giornata venne sostituito da una forte nevicata.
Genova, come Savona, attendeva la neve, e invece, al contrario di Savona, ha avuto la pioggia con temperature sotto zero. Come mai? La spiegazione probabilmente è da ricercare in due fenomeni: il primo che le correnti erano troppo occidentali in quota e non hanno favorito precipitazioni consistenti sulla città; il secondo che il vento meridionale nei medio-bassi strati è stato più invadente del previsto (anche per via del primo punto), rovinando l’omeotermia della colonna d’aria, con la precipitazione nevosa che fondeva trovando uno strato d’aria sopra zero e rigelava appena prima, o subito dopo aver toccato il suolo.
E il risultato è stato una città bloccata, in cui le autostrade e le ferrovie sono rimaste chiuse per molte ore, in cui è stata vietata la circolazione dei mezzi privati.
Il gelicidio che è un fenomeno pericoloso ovunque, assume caratteristiche ancor più infide in una città in cui praticamente non c’è una strada pianeggiante, e già ieri sera per molti raggiungere la propria abitazione posta in collina è stato molto complicato.
E’ andata meglio, molto meglio, a Savona, dove il richiamo caldo non è giunto e ha potuto nevicare per gran parte della giornata, totalizzando una decina di cm di accumulo. In questo mese di dicembre quindi sia Savona che La Spezia hanno ampiamente battuto in nevosità il capoluogo regionale.
Sulla Spezia era infatti nevicato tra il 18 e il 19 dicembre in maniera molto copiosa, lasciando al suolo anche in quel caso almeno una decina di cm, gelati il giorno successivo a seguito delle temperature bassissime che hanno interessato la città, scesa fino a -4°C.
Temperature polari hanno interessato i giorni scorsi tutto l’entroterra, con punte di -20°C nella zona di Rezzoaglio in Val d’Aveto, di -17°C a Calizzano e al Sassello, entrambe nel savonese, e fino a -6°C in riva al mare di Marinella di Sarzana. In questa prima fase, nel clou dell’avvezione fredda, la neve è scesa in diversi tratti della costa ligure, ma eccetto La Spezia, non in grande quantità. E anche in montagna, eccetto la Val di Vara, gli accumuli non sono stati elevatissimi.
Le grandi nevicate sui monti ci sono state ieri, nelle valli dell’entroterra genovese, e nel Levante nelle valli Trebbia ed Aveto. Ma già ieri la ventilazione meridionale ha coinvolto tutta la Riviera di Levante, fino al confine orientale di Genova, con pioggia sulla costa e fino a quote collinari, quota neve che quest’oggi si è ulteriormente alzata, e che potrebbe causare un rapido disgelo sui monti di tutto il Levante, dove, insieme alle forti piogge previste per vari giorni di seguito, potrebbe determinare il rischio di piene per fiumi come l’Entella e il Vara. Situazione che sarà senz’altro da monitorare.
Aria più mite ha raggiunto ieri anche l’estremo ponente della regione, e questa mattina la stessa Savona, dove è in atto una rapida fusione del manto nevoso. Aria più mite che si spera raggiunga presto anche Genova, per toglierla da questa morsa di gelo assai poco mediterraneo, ma il rischio gelicidio, ora, si sposterà sui monti.