Dalle 13 di ieri, Martedì 10 Marzo, ho iniziato ad attendere l’arrivo dei venti di Maestrale che, già
dal mattino, hanno iniziato a spirare in mare aperto, liberando i cieli a partire dalle regioni più a nord, sino alle zone del Viterbese e del Romano.
Qui nel Basso Lazio è invece rimasta un’atmosfera instabile, carica di umidità, il tutto condito dall’orografia disposta ad hoc per la formazione di celle temporalesche ed attività cumuliforme.
Il topoclima ha mantenuto viva l’attività termo-convettiva ma il segreto della conservazione delle condizioni temporalesche è da ricercarsi nell’alimentazione al suolo, rimasta sino al tardo pomeriggio disposta dai quadranti meridionali, sino a divenire un sostenuto Libeccio.
Ciò ha permesso l’ingresso di aria caldo-umida al suolo/bassi strati, miscela necessaria per la formazione di intensi temporali e avvenimenti particolari.
Verso le 17.20 ho cominciato a notare, aiutato dal contrasto fornitomi dai colori del tramonto, sempre più rosseggiante, un cielo basso e cupo in direzione nord; in pochi minuti ho assistito all’ingrossamento ed al passaggio di una poderosa linea temporalesca, guidata da una shelf cloud arcuata ed imponente. Poi, come da manuale, è entrato il Maestrale ed il cielo si è pulito.
Dicevo dell’importanza della componente caldo-umida perché essa è essenziale per la formazione di questa nube accessoria, laddove è già presente (come in questo caso) un sistema temporalesco ben strutturato.
Le nubi scure e dense che ho visto erano precedute da violenti rovesci, sinonimo di forte instabilità e convettività, con grandine, pioggia intensa e venti urlanti; dinanzi a questa virga di precipitazioni avviene il passaggio del gust front, ovvero una corrente fredda di outflow (aria discendente) che si muove e produce raffiche sostenute.
Questa è sita dinanzi alla zona delle precipitazioni e funge da fronte di avanzamento, posto poco prima dell’area di inflow ( correnti ascendenti); il suo passaggio, ieri, ha innescato il sollevamento dell’aria caldo-umida presente al suolo, che si è invorticato verso l’alto grazie alle correnti di inflow del sistema convettivo.
L’aria sale velocemente sino al punto di condensazione, dove inizia a formare questa shelf cloud, ovvero una sorta di mensola nuvolosa, una nube bassa e sporgente.
Siccome prende vita grazie ai moti ascendenti, si noterà che la parte esterna, quella che all’occhio appare come la porzione avanzante della nuvola, è abbastanza liscia, a significare la direzione delle correnti. Questa zona può anche presentare dei solchi dovuti alle variazioni di umidità impresse dai moti convettive; ciò può essere il segnale di spostamenti vorticosi all’interno della shelf cloud ma non deve per forza far pensare ad un sistema mesociclonico se si riscontrano solo sulla zona avanzante.
In pochi minuti ho iniziato ad osservare la forma sempre più arcuata della nube, che procedeva a gran ritmo.
Questa sua forma caratteristica deriva dalla spinta dell’outflow che allontana la shelf cloud dalle precipitazioni, e dalle forti spinte impresse dalle correnti di downdrafts che cercano di uscire dalla cella temporalesca.
Nella parte posteriore della shelf cloud ho notato qualche whale’s mouth, che ha conferito un aspetto ancora più turbolento ed affascinante; esse si generano quando c’è un’ottima massa caldo-umida ai bassi strati che viene sollevata dalle correnti di outflow del cumulonembo che, se ci sono ottime condizione convettive, porta la massa d’aria oltre il punto di condensazione, dando vita a queste nubi turbolenti ma abbastanza sterili.
Questo è il resoconto di un pomeriggio davvero interessante, segnato da numerosi rovesci temporaleschi e culminato con una delle più belle espressioni di Madre Natura che, come sempre, ci insegna quanto piccolo ed umile dovrebbe sentirsi l’uomo.