La base antartica Amundsen-Scott, realizzata dagli americani nel 1956-’57 esattamente al Polo Sud geografico, dispone di una delle migliori e più attendibili serie climatiche del Continente di ghiaccio. Per la sua posizione inoltre, esemplifica alcuni parametri che, altrove, sono resi più incerti dalla latitudine o dalle interferenze fra terra e mare.
Se si immaginasse Amundsen-Scott come un sistema a se stante, dall’equinozio di primavera, inizio della notte australe, la stazione dovrebbe raffreddarsi ben al di sotto delle temperature che sperimenta; con l’andar dei decenni, la perdita di calore, minimamente compensata dal semestre in cui il sole si leva sopra l’orizzonte (d’estate l’albedo sta tra l’80 e l’85%), avvicinerebbe il Polo Sud allo zero assoluto. Se ciò non accade, lo si deve al continuo scambio di masse d’aria, che portano i tiepidi venti oceanici nel cuore del continente, e viceversa.
Detto in questo modo, sembra tutto facile. Ma cosa accade realmente, laggiù? A scorrere la lunga serie termometrica, che inizia l’11 gennaio 1957, c’è da rimanere stupefatti di fronte alla raffinatezza dei meccanismi di compensazione della macchina climatica. E c’è da domandarsi se bastino considerazioni sui gradienti barici, termici o igrometrici a spiegare tutto.
Per meglio chiarire il concetto, si consideri la media delle temperature mensili e annue estreme (1957-2003):
Gen. -32,0 °C (1995) -24,7 °C (1967 e 1981)
Feb. -44,4 °C (1994) -35,3 °C (1958)
Mar. -57,9 °C (1960) -48,6 °C (1988)
Apr. -62,6 °C (1998) -50,4 °C (1978)
Mag. -62,4 °C (1989) -53,5 °C (1981)
Giu. -64,4 °C (2003) -52,6 °C (1965)
Lug. -65,9 °C (1997) -53,3 °C (2002)
Ago. -66,8 °C (1987) -53,5 °C (1996)
Set. -65,4 °C (1995) -53,2 °C (1991)
Ott. -55,8 °C (1981) -46,2 °C (1988)
Nov. -42,1 °C (1987) -32,3 °C (1982)
Dic. -32,3 °C (1999) -24,0 °C (1974)
Ann. -51,0 °C (1983) -48,0 °C (2002)
In 47 anni di rilevazioni e statistiche dunque, in un luogo dove i record vanno da -82,8 °C (23 giugno 1982) a -13,6 °C (27 dicembre 1978), il delta annuale è di 3,0 °C. Se si prende come riferimento il trentennio 1961-’90, il delta è 2,7 °C: non lontano da quelli di Milano Brera (2,1 °C) o di Mantova Liceo Virgilio (1,7 °C).
Che cosa rende tanto equilibrato il campo termico? Basta la statistica a spiegare tutto? Perché nel 1989, a un trimestre molto freddo, ne è seguito uno relativamente mite, come da tabella seguente?
Apr. -60,5 °C
Mag. -62,4 °C
Giu. -62,4 °C
Lug. -58,2 °C
Ago. -55,8 °C
Set. -58,0 °C
O nel 2003, come mostra la prossima tabella, un bimestre gelido è stato preceduto e seguito da mesi meno feroci?
Apr. -52,7 °C
Mag. -59,2 °C
Giu. -64,4 °C
Lug. -64,1 °C
Ago. -55,8 °C
E’ come se un’intelligenza climatica provvedesse a riequilibrare gli eccessi, di qualunque segno essi siano. Si dirà: è il clima, avviene così da sempre e in ogni parte del mondo. In effetti, tutto di questo ragionamento è opinabile: tranne il fatto che le estremizzazioni del Polo Sud non esistono altrove.
Se non si conoscessero che vaghe misure (le temperature medie mensili, per esempio), verrebbe da pensare che, puta caso, un luglio a -62,5 °C come nel 1965, sia fatto d’una successione di giorni più o meno stabili intorno a quel valore. Invece, si passa da una minima di -47,8 °C dell’11 luglio, a -80,0 °C del 15 luglio. Lo stupefacente è che, alla caotica distribuzione delle temperature, corrisponda un formidabile ordine interno capace, nelle medie annuali, di ricondurle entro quel delta di 3,0 °C di cui si è detto. Eppure, l’anno potenziale medio (dato dalla media dei mesi estremi) ha un delta di 10,3 °C: perché non si verifica?
All’osservazione (dato scientifico), si associa allora una considerazione circa la complessità del sistema climatico (che magari nasce da un’intrinseca semplicità di base). I suoi equilibri, per quanto traducibili in forme numeriche omogenee (temperatura, pressione, precipitazioni, per stare alle principali), a tutt’oggi sono incompresi. L’allarmismo intorno alle attività dell’uomo ha dei fondamenti, ma le perentorie conclusioni a cui conduce, anche a prescindere da manipolazioni ideologiche, hanno la stessa supponenza di chi pretendesse di dare una nuova versione del Pentateuco appena imparato l’alfabeto ebraico.