Con RI 4,2 novembre è risultato il terzo consecutivo mese di relativa attività magnetica, la più elevata dal marzo 2008. Il Sole conferma così il dipanarsi del ciclo 24, dopo il minimo matematico raggiunto nel dicembre 2008. Com’era da attendersi, anche il numero di giorni senza macchie è andato lievemente diminuendo: novembre ne ha registrati 16, e in questo modo il totale degli undici mesi trascorsi colloca già il 2009 all’ottavo posto degli anni più bianchi dal 1849, come si evince dalla sintesi:
1913 311 giorni
1901 287
1878 280
2008 265 (bisestile)
1856 261 (bisestile)
1902 257
1912 254 (bisestile)
2009 252 (al 30 novembre)
Ora che il cammino verso il massimo ha avuto inizio, si discute sui tempi in cui sarà raggiunto e sull’ampiezza. A seconda dei metodi predittivi utilizzati, l’attività solare toccherebbe l’apice tra la fine del 2012 e il 2013. Concentrando l’attenzione sul metodo regressivo McNish-Lincoln in uso alla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), calcolato a partire dall’SSN (Smoothed sunspot number) del maggio 2009 (2,3), la progressione risulta la seguente:
marzo 2010 11,9
marzo 2011 42,4
marzo 2012 69,6
marzo 2013 83,3 presunto massimo matematico del ciclo 24
Una breve spiegazione prima di procedere. L’SSN è la media delle macchie mensili (gli RI) derivata dall’anno trascorso; il dato di novembre viene sommato a quelli precedenti (risalendo sino al novembre 2008) e permette così di calcolare l’SSN di maggio (il punto medio che ne risulta è infatti di sei mesi prima; col dato del prossimo dicembre dunque, sarà noto l’SSN di giugno, e così via). Il massimo di ogni ciclo (come il minimo) viene perciò determinato non sulla base del singolo mese, bensì sul valore dell’SSN: che, in questo modo, diviene un indicatore molto più aderente al trend dell’attività solare. Il numero che indica il massimo è, in sostanza, la media giornaliera delle macchie registrate, che in questo modo permette di avere una dimensione del fenomeno, fissando anche il punto di svolta del ciclo.
Se le previsioni della NOAA saranno rispettate, sarebbe la prima volta dal ciclo 16 (1923-’33) che l’SSN non arriverebbe al valore 100. Ciò rappresenterebbe un evento di capitale importanza rispetto al XX secolo, poiché sancirebbe la chiusura di quello che è stato definito Modern Solar Maximum. Le differenze fra il massimo previsto del ciclo 24 e i precedenti si possono apprezzare nel quadro seguente (tra parentesi, il mese e l’anno matematico dei massimi, lievemente sfasati rispetto alla data stabilita dall’International consensus):
ciclo 17 (04.1937) 119,2
ciclo 18 (05.1947) 151,8
ciclo 19 (03.1958) 201,3
ciclo 20 (11.1968) 110,6
ciclo 21 (12.1979) 164,5
ciclo 22 (07.1989) 158,5
ciclo 23 (04.2000) 120,8
Cosa significa tutto questo? Se è vero che l’energia ricevuta dalla Terra è direttamente proporzionale all’attività solare, più basso è l’SSN, minore sarà il contributo. Questa idea va sotto il nome di RC Theory (Theory of Relational Cycles of Solar Activity). Sviluppata nella primavera 2007 da John Casey, ex consulente di politica spaziale per la Casa Bianca e ora direttore dello SSRC (Space and Science Research Center), prospetta un’ibernazione solare, ovvero una fase di profonda quiescenza, somigliante al Minimo di Maunder (1645-1715), i cui prodromi sarebbero da rintracciare nel prolungato trapasso dei cicli 23/24 e che, col ciclo 25 (dal 2019 circa), entrerebbe nel pieno sviluppo. L’RC Theory si basa sugli scenari formulati da alcuni scienziati di varie discipline per gli anni a venire, le cui proiezioni, oltre a un Sole più quieto, mostrano soprattutto una riduzione delle temperature terrestri di 1-1,5 °C fra il 2020 e il 2050.
Va detto che l’RC Theory è, nei suoi presupposti concettuali, speculare alla teoria del Riscaldamento globale sostenuta dall’IPCC, poiché concentra l’allarme su un cambiamento climatico con «conseguenze potenzialmente gravi per l’agricoltura del mondo, i sistemi sociali ed economici»: insomma, cambia il segno, ma le visioni catastrofiste rimangono le stesse. Va comunque aggiunto che il Sole per ora non mostra alcun comportamento fuori dall’ordinario: l’attività è simile a quella che si riscontrò durante il Minimo di Damon (1856-1913), cosa che non autorizza in alcun modo confronti con periodi di quiescenza più accentuati. Insomma, scomodare il Minimo di Maunder appare quantomeno azzardato.