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Sole in bianco da 812 giorni

di Stefano Di Battista
10 Ott 2010 - 10:16
in Senza categoria
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Ultima immagine solare fonte NASA
Per quattro giorni il Sole è andato in bianco. Il ciclo 24, che a settembre aveva raggiunto la punta più alta dal suo inizio (SN, cioè Sunspot number, 25,2), dal 6 al 9 ottobre è tornato a quell’evoluzione lenta che ne ha contraddistinto il minimo. Il trapasso fra i cicli 23/24, che ha preso avvio il 27 gennaio 2004, ha così raggiunto gli 812 giorni senza macchie, di cui 41 nel corso del 2010. Si tratta del totale più alto dal trapasso dei cicli 14/15 (1908-’16), quando si inanellarono 1.019 giorni complessivi. Il ciclo attuale, il cui esordio matematico è avvenuto nel dicembre 2008 (altri criteri di valutazione fissano però il punto d’inizio all’agosto 2009), sta facendo molto discutere per la sua presunta debolezza: la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) prevede il massimo a SSN (Smoothed sunspot number) 84,6 nel giugno 2013, il più basso dal 1928 (SSN 78,1). È un fatto che gli spotless days che si presentano in questi giorni, a quasi sette anni dal primo, non trovino riscontro nei cicli recenti. Il trapasso dei cicli 22/23 si manifestò il 2 aprile 1994 e l’ultimo giorno senza macchie, il 309º, si ebbe il 7 gennaio 1998; il trapasso dei cicli 21/22 ebbe inizio il 22 novembre 1983 e, dopo 273 giorni spotless, si concluse il 14 luglio 1987; ancora: il 23 luglio 1973 cominciò il trapasso fra i cicli 20/21, che culminò il 18 luglio 1977 con un totale di 272 giorni senza macchie; e per venire al più modesto fra tutti, l’1 novembre 1961 si contò il primo spotless day del trapasso fra i cicli 19/20, mentre l’ultimo si ebbe il 10 agosto 1966 con appena 227 giorni totali.

Quel che desta attenzione nel ciclo 24, è l’ipotesi che la scarsità di macchie possa entrare in relazione alle variazioni del clima terrestre e che, per la prima volta, sia possibile monitorarne il trend. Va detto che gli elementi a supporto della tesi sono ancora molto vaghi: l’apice della Piccola età glaciale si raggiunse durante il Minimo di Maunder (1645-1715), periodo caratterizzato da una quiescenza solare ben più accentuata dell’attuale, ma ancora si discute se esista un legame di causa – effetto, o si sia invece trattato d’un evento casuale. Quanto alle fluttuazioni di minore entità del magnetismo solare, come quella che caratterizzò il Minimo di Damon (1856-1913) e quella che il ciclo 24 sembra preludere per i prossimi decenni, se una lieve diminuzione dell’energia che raggiunge la Terra è documentabile, potrebbe anche confondersi con le normali fluttuazioni della circolazione generale dell’atmosfera.

Può essere interessante, in proposito, notare qualche correlazione fra andamento dei cicli solari e temperature medie annue di due località climaticamente diverse, ovvero Lugano e Zurigo (nord e sud dell’arco alpino). Le loro serie, risalenti al 1864 e sottoposte a omogeneizzazione da MeteoSvizzera, appaiono particolarmente affidabili; in base a esse, è stata ricavata una media mobile undecennale, sovrapponibile alla durata approssimativa dei cicli solari. Entrambe le curve mettono in mostra una diminuzione delle medie annue a partire dal 1879, in corrispondenza col minimo del ciclo 12 (1878) e del successivo trend che, nel 1883, condurrà a un massimo di SSN 74,6. A Zurigo, la tendenza prosegue sino al 1896, a Lugano al 1896-’97, toccando il livello più basso dell’ultimo secolo e mezzo. Da quell’anno, la curva delle due località riprende a salire, anche se molto lentamente e con qualche stop a Zurigo: e ciò, malgrado il ciclo 14 raggiunga un massimo di SSN 64,2 nel 1907 (il più basso dal 1816). Nel 1920, a Lugano la curva punta decisamente verso l’alto, mentre a Zurigo rimane piuttosto stabile; dopo una lieve flessione nel 1938, a Lugano la salita riprende nel 1942 e raggiunge il culmine nel 1952, in perfetto accordo con quella di Zurigo: siamo nel pieno del ciclo 18, il cui massimo tocca SSN 151,8 nel 1947. Ma il successivo ciclo 19, che col massimo di SSN 201,3 nel 1957 è il più forte storicamente documentato, si apre con un trend termico in discesa, che in entrambe le località elvetiche si concluderà nel 1972-’73, rimanendo però di 0,5 °C superiore ai limiti del 1897. Dopodiché, l’ascesa è pressoché ininterrotta a Lugano, un po’ più contrastata a Zurigo, ma il risultato è che la media undecennale passa da 11,4 °C per il periodo 1963-’73 a 12,9 °C per il 1999-2009 a Lugano, e da 8,1 °C a 9,8 °C a Zurigo per gli stessi periodi.

La seconda metà del XX secolo e gli inizi del XXI cronologicamente definiscono il Grande massimo moderno, un periodo di attività solare che ricerche multidisciplinari indicano come il più pronunciato degli ultimi 11.000 anni. È correlato l’aumento termico descritto? Fermo restando che due località così prossime sono ben lungi dall’esprimere un indicatore di carattere globale, possono comunque fornire un primo indizio delle difficoltà insite in una disamina di questo tipo, difficoltà amplificate dai caratteri geografici e da andamenti locali che possono scostarsi, anche fortemente, dal trend generale. Il rapporto fra cicli solari e clima terrestre, seppur possieda un indiscutibile fascino intrinseco, è ancora troppo misterioso per condurre ad affermazioni apodittiche; serviranno nuove ricerche e, soprattutto, serie cronologicamente molto più estese, prima di ricavare qualche risposta certa, poiché l’uomo del 2010, malgrado la sua tecnologia e l’ampliamento delle conoscenze, ragiona su spezzoni temporali che sono un nulla rispetto alla storia del mondo e dell’universo.

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