Quali certezze abbiamo che il ciclo 24 sia l’inizio d’una fase di debolezza solare? Al momento, solo il presupposto cronologico dell’inizio d’un minimo di Gleissberg, che si produrrebbe in media ogni 87±15 anni. Ciò che i dati evidenziano, è la decrescente intensità dei tre cicli che hanno preceduto l’attuale:
ciclo 21 (1976-1986) SSN max 164,5
ciclo 22 (1986-1996) SSN max 158,5
ciclo 23 (1996-2008) SSN max 120,8
Il ciclo 24 pare aver subito un ulteriore stop: tanto che, se il picco di 66,9 SSN (Smoothed sunspot number) del febbraio 2012 non sarà superato, si tratterà del massimo più contenuto dal ciclo 14 (1902-’13), che si fermò a 64,2 SSN (febbraio 1906). Sovrapponendo le curve di questi due cicli, si nota come l’attuale abbia avuto una più rapida fase di crescita e un presunto massimo anticipato rispetto a ciò che accadde oltre un secolo fa.
Il ciclo 14 (figura 1, curva gialla) si potrebbe definire multipeak, per via di quel plateau a denti di sega che, per un biennio (1905-’07), oscillò intorno al massimo. Qualcosa di simile pare stia accadendo anche al ciclo 24, iniziato nel dicembre 2008. La ripresa dell’SSN è stata lieve ad aprile, più decisa a maggio, scaturita da un SN (Sunspot number) di 85,6 a ottobre, il più elevato dal novembre 2011 (ricordiamo che l’SSN è una media mobile degli SN mensili, per cui l’andamento è ritardato d’un semestre). È di scarso rilievo il fatto che il raggiungimento del presunto massimo sia giunto dopo soli 39 mesi, contro i 49 mesi del ciclo 14: sembra invece più interessante notare come i cicli a intensità moderata siano caratterizzati da questo plateau di attività. Durante il ciclo 5 (1798-1810), primo del Minimo di Dalton, l’apparizione del massimo richiese ben 70 mesi, ma l’SSN oscillò fra 40 e 50 dal dicembre 1801 al luglio 1805 (figura 2, curva gialla).
In questo quadro, si dibatte circa i riflessi che la presunta debolezza del ciclo 24 potrebbe avere sul clima. I sostenitori della componente solare come determinante sulla curva della temperatura terrestre si dicono certi d’un prossimo raffreddamento, che smonterà la teoria antropogenica e ogni speculazione sull’immissione di gas serra in atmosfera.
È nota la posizione di Habibullo I. Abdussamatov, a parere del quale la Terra sta andando incontro a un bilancio negativo di energia proveniente dal Sole, che si troverebbe in una fase quasi-bicentenaria di declino della TSI (Total solar irradiance). Secondo lo scienziato russo, il raffreddamento comincerebbe a manifestarsi nel 2014, dando inizio a un’epoca simile alla Piccola età glaciale.
È bene però ricordare come le macchie solari, e gli indicatori più sofisticati che la tecnologia permette di rilevare, siano semplici dati vicarianti: a oggi, nessuna argomentazione permette di stabilire un sicuro legame di causa / effetto tra l’attività solare e il clima. Esistono degli indizi, anche extraterrestri, su cui l’indagine è aperta, ma nulla di definitivo si può ancora affermare. E non potrebbe essere altrimenti, dato il numero, la complessità e l’interazione delle variabili in gioco.
Notando la forte coincidenza tra storia climatica e variabilità solare di lungo periodo, il pioniere della ricerca in questo campo scrisse: «Non siamo abituati a trovare curve di fenomeni diversi che si adattino così bene tra loro: e perciò dovremmo usare molta cautela nell’attribuire la rispondenza di cui sopra a una reale connessione solare – terrestre. Il vero punto è se il clima sia in grado di regolare direttamente la concentrazione di radiocarbonio negli strati inferiori dell’atmosfera, attraverso i mutamenti della circolazione atmosferica o delle temperature. In tal caso dovremmo aspettarci di trovare una stretta rispondenza tra i documenti climatici e la misura del radiocarbonio contenuto negli alberi. Una tale corrispondenza comunque lascerebbe inspiegata la corrispondenza del minimo di Maunder, del minimo di Spörer, o del massimo medievale, con le deviazioni climatiche, poiché in ciascuno di questi casi – gli unici a portata di verifica storica – abbiamo buone prove di reali mutamenti del sole. Quindi l’intero corpo delle prove che attesterebbero una possibile connessione tra mutamenti solari di lungo periodo e clima ha come proprio supporto l’attendibilità dei documenti storici, compresi quelli più deboli dei tempi precedenti l’era telescopica» [Eddy, p. 196].
Il ciclo 24 e i successivi, potrebbero cominciare a schiudere qualche risposta: tenendo però presente che non siamo in un periodo di debolezza dell’attività solare, ma solo in una fase di moderato rallentamento.
Nota bibliografica:
H.I. Abdussamatov, Grand Minimum of the Total Solar Irradiance Leads to the Little Ice Age, «Journal of Geology & Geosciences», vol. 2, n. 2 (2013).
J.A. Eddy, Il clima e il ruolo delle condizioni solari, in R.I. Rotberg e T.K. Rabb (a cura di), Clima e storia, Milano, 1984, pp. 170-197.