Lo scenario europeo resta ingabbiato nella morsa della semi-permanente islandese, da molti mesi oltre modo attiva e pulsante.
Negli ultimi tempi c’è stato anche un discreto rinforzo dell’hp azzorriano in sede atlantica; l’espansione pressoria di quest’ultimo ha finito per colmare, almeno temporaneamente, il gap barico presente da illo tempore in sede portoghese/iberica.
La conditio sine qua non per liberare l’Europa da un flusso semi-zonale, per altro produttivo in Febbraio in termini precipitativi, è senz’altro una miglior disposizione e connessione degli index atmosferici, incredibilmente nefasti ed improduttivi nell’ultimo semestre.
Nello scorso editoriale avevamo descritto un cambiamento stratosferico, l’ennesimo di questa stagione, atto a disporre il core del Vp in wave pattern 1.
In questo articolo confermiamo nuovamente i processi evolutivi sopraccitati e riponiamo nuove speranze di cambiamento grazie ai segnali che altri fattori inviano.
Prima di accennare questi elementi è bene osservare che, già dalla prossima settimana, si evidenzierà un movimento ondulatorio delle onde barocline maggiormente meridiano, con un ingresso di stampo atlantico seguito, successivamente, da una breve onda più profonda di matrice polare-marittima, secondo uno schema ciclonico con riferimento all’asse depressionario schema Rodano.
Non mancheranno le piogge, abbastanza omogenee, e le nevicate sui settori alpini ed appenninici. Essendo attivate correnti dai quadranti occidentali si propende per una fenomenologia convogliata maggiormente sul versante tirrenico e zone limitrofe.
Tornando alla descrizione dei grandi movimenti atmosferici, con riferimento all’evoluzione di un probabile affondo meridiano più freddo, osserviamo una MJO ancora lontana dalla fase migliore per il Vecchio Continente ma attualmente attiva verso codesta direzione, con i primi cenni di ondulazione marcata e lieve attivazione della Cella di Hadley, con oscillazioni meridiane che appaiono sempre più lontane dalla gabbia semi-zonale.
Nell’esteso Oceano pacifico rileviamo un andamento delle SSTA di tipo Nina, confermate dal classico schema che propone un jet-stream ondulato freddo nel Nord America, con scivolamento ad est delle Montagne Rocciose e convogliamento di aria fredda verso sud/sud-est; nel contempo aria mite in risalita ed in movimento dal pacifico (variable pacific jet-stream) crea le condizioni per tempeste e fenomeni intensi.
Quest’azione del getto porterà ad un blocco alto-pressorio in zona aleutinica e si potrà creare un effetto onda del polar jet-stream, con consequenziale risalita in area groenlandese o scandinava, a seconda della posizione del core del Vp.
Uno slittamento di tipo invernale appare quindi possibile ma, consci che la stagione avanza gradualmente e che le forze pulsanti di tipo caldo divengono predominanti, riteniamo d’obbligo mantenere in sospeso una previsione tutt’altro che semplice.