Ci lasciammo così nell’ultimo e ormai “datato” mio personale intervento sul MTG del 9 febbraio scorso:
…Un inverno che sembra doversi protrarre a lungo: questo si potrebbe dire alla luce delle odierne emissioni modellistiche, laddove i segnali si potevano intravedere già i giorni scorsi.
Sembrerebbe proprio che la “legge della persistenza” in considerazione del fatto che all’atmosfera “costerebbe” spendere molta più energia per variare “le carte”, voglia farla da padrona…
E ancora:
…(grossomodo a partire dal giorno 19/20 febbraio), una nuova saccatura del vortice polare punterebbe l’area mediterranea ma, nel frattempo, l’anticiclone atlantico instaurerebbe un “proficuo” dialogo con l’anticlone russo, sempre presente in area settentrionale russa e che assumerebbe caratteristiche dinamiche, chiudendo un ponte alto pressorio dinamico ed esteso sui paralleli settentrionali europei passando per la Scandinavia.
In tal modo si isolerebbe un grosso cut-off a carattere freddo in area centro-meridionale europea tra il 21 e il 23 febbraio, con caratteristiche piuttosto persistenti e dai risvolti ancora tutti da scoprire in termini di annessa fenomenologia ma che, con tutta probabilità, potrebbe riguardare questa volta tutte le regioni della penisola e per di più con prevalenti precipitazioni nevose su tutto il centro nord. …
Direi che gli effetti di tale “azzardata” proiezione si sono palesati in modo evidente, portandoci un febbraio senz’altro molto invernale e anche assai produttivo nella sua parte finale, nonché un inizio di Marzo altrettanto invernale e per certi aspetti (termici in particolare) “storico” e con diversi record di freddo che resistevano da qualche decennio, abbattuti.
Le nevicate della scorsa settimana al nord in alcune circostanze hanno assunto connotati di rilevanza eclatante, quali i 35 cm di Genova, ma anche i 25 di Venezia e della costa veneta in generale nonché i 30 cm del Polesine;
anche il NE ha dunque vissuto episodi invernali che da molti anni non si ricordavano e per di più all’inizio della “primavera meteorologica”.
Il tutto con una NAO che ha assunto caratteristiche di reiterata e profonda negatività (tuttora in essere) come da decenni non si verificava, e con l’indice che ha “sfondato” la soglia dei -4!
Rileggendo tali “assunti” in chiave “climatologica” si potrebbe parlare dell’inizio “conclamato” di un nuovo ciclo climatologico caratterizzato, parlando in primis della stagione invernale, dalla assoluta mancanza della zonalità atlantica, causa/effetto della mancanza della depressione semipermanente d’Islanda;
conseguentemente blocchi atlantici e allungamenti (se non veri e propri split) del vortice polare in sede centro-meridionale europea e anche connubi del blocco atlantico con anticicloni in sede scandinavo/russa, potrebbero essere il “leit motiv” dei prossimi inverni.
Un riscontro quello dei persistenti blocchi atlantici e dell’azione del vortice polare in sede centro-meridionale europea, che personalmente vado annotando dal 2001/2002, con ultimo episodio di reiterata e pesante zonalità invernale da riscontrare nel mite inverno 2000/2001.
Non a caso da quell’inverno (2001/2002) nell’angolo nord-orientale italiano in cui vivo, ho sempre registrato tutti gli anni almeno un episodio di neve in pianura, quando invece nel periodo 1996/2000 tali episodi furono esclusivamente 2 e cioè quelli del Novembre 1998 e del febbraio 1999…un esempio questo non casuale dato che le condizioni per la neve in pianura nel nordest italiano sono alquanto complesse e di “rara” configurazione e quindi a ulteriore testimonianza che qualcosa negli ultimi anni è cambiato.
Chiaro che gli anni presi in considerazione sono ancora troppo pochi per effettivamente “conclamare” un simile trend; certo è che però i segnali ci sono e sempre più forti negli ultimi 2/3 anni, caratterizzati da tali persistenti blocchi alla zonalità e conseguente azione del vortice polare in sede europea e soprattutto da un allungamento della stagione invernale fino ad almeno la prima metà di marzo e con un “recupero pieno” del mese di febbraio nelle “statistiche invernali” dopo molte annate nel corso del periodo 1990/2000 caratterizzate da mesi di Febbraio molto miti e da mesi di Marzo a dir poco “tardo primaverili”.
D’altro canto è anche da riscontrare in questi ultimi anni una tardiva partenza della stagione invernale con una “parziale” perdita del mese di dicembre e, comunque, un più marcato e netto passaggio dal caldo al freddo e viceversa; una sorta di divisione dell’anno in due semestri piuttosto che in quattro trimestri: un semestre “caldo” e un semestre “freddo”, a corroborare quell’ormai scontata affermazione :”non esistono più le mezze stagioni”.
Prendiamo atto dunque di tutto ciò e a questo aggiungiamoci anche la scarsa attività solare già iniziata e che dovrebbe raggiungere i suoi minimi nei prossimi 15/20 anni… prendiamone atto da osservatori “distaccati” e non “conformati” a certe “catastrofiche visioni ” che vedrebbero inusitati aumenti della temperatura media terrestre… questo perché potremmo ritrovarci sempre più spesso, contrariamente al “pensiero dominante”, davanti a inverni sempre più crudi e lunghi con tutte le conseguenze del caso che la nostra moderna società non pare essere pronta ad affrontare vista la “paralisi” quasi totale alla quale non solo l’Italia ma l’intera Europa è andata incontro nelle scorse settimane per un inverno non certo eccezionale e storico nella sua totalità ed estensione, ma senz’altro d’altri tempi.