Settembre, tempo d’autunno. Il sole cala prima all’orizzonte, la calde giornate d’estate lasciano strada all’incipiente frescura notturna. Settembre, mese di accese dispute. C’è chi s’infervora nella speranza di un rigurgito estivo, chi invece quello stesso rigurgito lo farebbe a pezzi. Settembre, mese irrazionale. Dalle torride giornate africane, ai gradevoli momenti atlantici. Dalle piogge talvolta torrenziali, al sole imperterrito e impenitente.
Al di là della poetica ideologia che governa queste poche righe, crediamo che quella nostalgica malinconia d’apertura sia un sentimento di comune appartenenza. Perché si può essere amanti del freddo, della pioggia, del brutto tempo. Si può essere “freddofili” sino al midollo, ma crediamo che anche i più ostinati detrattori estivi abbiano, ora, un minimo accenno di nostalgia.
Vuoi perché in tanti, milioni d’italiani, ben poco avranno potuto apprezzare un’estate mai iniziata. Vuoi perché in tantissimi avranno potuto godere le tanto agognate “ferie”. Momenti di relax e poco importa se vissuti in casa o in chissà quale amena località di villeggiatura. Momenti che, sicuramente, rammenteremo in quegli attimi di smarrimento della vita quotidiana. E sarà allora, probabilmente, che la nostalgica malinconia estiva si farà sentire. Durerà poco: qualche giorno, poche settimane, magari un mese.
Poi subentrerà l’autunno, quello vero. Torneranno le piogge, la vegetazione si spoglierà del proprio abitato. Poi arriverà il freddo, magari la neve. Tornerà l’inverno, attenderemo con ansia i primi fiocchi stagionali. Gioiremo se dovessero accoglierci candidi panorami invernali. E a marzo avremo nostalgia. La nostalgica malinconia invernale. La mancanza del Natale, dei viaggi fuori porta. Dell’inverno. Arriverà la primavera, inebrierà i nostri sensi di profumi e colori. Ci prenderà per mano e ci condurrà all’estate.
Si chiuderà il cerchio, se ne aprirà un altro. Il cerchio della meteo, quel che cerchio che così tanto ci appassiona. Che si sia amanti dell’inverno, o dell’autunno, dell’estate, o magari della primavera, poco importa. Quel che importa è che avremo sempre un buon motivo per essere degli incontentabili nostalgici del tempo.