Per arrivare a questa conclusione è stato realizzato uno studio unico nel suo genere tramite l’utilizzo dei satelliti. I dati rilevati hanno evidenziato un elemento preoccupante, ovvero che molte regioni del Pianeta stanno diventando sempre più dipendenti dalle acque di falda e le falde si stanno consumando più velocemente in quanto i nuovi apporti – chiaramente naturali – non sono sufficienti a compensare quello che ormai è diventato uno sovrasfruttamento.
“E’ la prima volta che utilizziamo osservazioni da più satelliti per effettuare una valutazione approfondita di come la disponibilità di acqua dolce sta cambiando”, ha dichiarato Matt Rodell del Goddard Space Flight Center (NASA) di Greenbelt, nel Maryland. Rodell ha guidato un team di ricercatori per poter valutare con attenzione 14 anni di osservazioni satellitari e tracciare in tal modo il trend globale nell’andamento delle riserve d’acqua dolce in 34 regioni del Pianeta.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, conferma quanto già era emerso da altri studi ovvero che le zone umide della Terra stanno diventando sempre più umide e le aree secche diventano sempre più secche. Le cause sarebbero molteplici: i cambiamenti climatici, la gestione delle risorse idriche e la ciclicità della natura.
“Un obiettivo chiave era quello di distinguere i cambiamenti nelle riserve d’acqua terrestre causati dalla variabilità naturale – periodi umidi e periodi secchi associati a El Niño e La Niña, ad esempio – dalle variazioni legate al cambiamento climatico o alle attività antropiche, come appunto un sovra utilizzo dell’acqua di falda”, ha dichiarato Rodell.
Le aree dell’India settentrionale e orientale, del Medio Oriente, della California e dell’Australia sono tra i punti caldi in cui l’uso eccessivo delle risorse idriche ha causato un grave declino nella disponibilità di acqua dolce. Non a caso in molte città si stanno già verificando seri problemi di approvvigionamento.